Gianfranco Ferroni. L'opera incisa
Franco Marcoaldi
Lubrina Editore
A cura di Ceribelli A.
Bergamo, 2002; br., pp. 290, 264 ill. b/n num. n.t., cm 19,5x26,5.
(Arte Moderna e Contemporanea).
collana: Arte Moderna e Contemporanea
ISBN: 88-7766-250-6 - EAN13: 9788877662507
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
Luoghi: Nessun Luogo
Testo in:
Peso: 1.28 kg
Nel 1952 Ferroni lascia la famiglia e si trasferisce definitivamente a Milano. Dal 1949 era iscritto al Partito comunista: la militanza politica durerà sino ai fatti d'Ungheria, nel 1956. A quest'epoca ha inizio anche il rapporto con alcuni giovani artisti usciti dall'Accademia di Brera: Banchieri, Vaglieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoni, oltre che con Gasparini, Aricò, Bellandi e Cazzaniga. La consonanza dei loro intenti e la volontà di riformare il realismo di tendenza ideologica daranno vita a esperienze espositive in comune (Ferroni partecipa alle mostre presso la Galleria Bergamini di Milano), che più tardi andranno sotto il nome di "realismo esistenziale".
Nel 1957 Ferroni viene invitato alla quinta edizione di Italia-Francia a Torino, curata da Luigi Carluccio, che seguirà assiduamente il lavoro dell'artista, quindi nel 1958, con Banchieri e Guerreschi, alla Biennale di Venezia. Di poco successivo è l'incontro con Giovanni Testori e con Mario Roncaglia. Fino alla morte di Roncaglia, nel 1979, Ferroni sarà legato al gallerista emiliano da intensa amicizia, esponendo negli spazi della Mutina di Modena e del Fante di Spade a Roma (poi a Milano), dove ha sede dal 1963 anche il gruppo "II prò e il contro", cui Ferroni aderisce in modo indipendente.
Nel 1964 viene nuovamente invitato alla Biennale di Venezia: si avvia un'attenta riflessione critica sulla sua pittura, che segna l'inizio di un reale riconoscimento del suo ruolo all'interno della cosiddetta "neofigurazione" italiana.
Una sala personale dedicata a Ferroni dalla Biennale del 1968 raccoglie i frutti dell'intensa meditazione svolta dall'artista sui fatti storici del momento, che si traduce anche nel gesto di solidarietà con i moti contestatari, per cui Ferroni manterrà i dipinti rivolti verso la parete per tutta la durata della Biennale.
Dal 1968 al 1972 si trasferisce a Viareggio, vivendo anni di crisi artistica e ideologica e iniziando l'ultimo corso della sua pittura, dapprima ritratti di interni in assoluta desolazione, quindi analisi di semplici oggetti inondati da una nuova definizione della luce, che recupera e sviluppa molti dei risultati raggiunti nei primi anni Sessanta.
La sala personale alla Biennale veneziana del 1982 costituisce un eloquente inserimento di Ferroni nel dibattito internazionale, mentre all'artista vengono ormai dedicate importanti mostre antologiche (Palazzo Sarcinelli di Conegliano nel 1990 e Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna nel 1994) che contribuiscono a divulgare non solo il suo significativo apporto alla pittura figurativa italiana, ma l'altissima qualificazione della sua intensa attività grafica.
Gianfranco Ferroni, si spegne a Bergamo il 12 maggio 2001 all'età di 74 anni.
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