Il ritratto in Lombardia. Da Moroni a Ceruti
Frangi Francesco - Morandotti Alessandro
Skira
Masnago, Castello di Masnago, 21 aprile - 14 luglio 2002.
Milano, 2002; br., pp. 372, 47 ill. b/n, 133 tavv. col. num. n.t., cm 24x28.
(Arte Antica. Cataloghi).
collana: Arte Antica. Cataloghi
ISBN: 88-8491-238-5 - EAN13: 9788884912381
Soggetto: Pittura
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Lombardia,Milano
Testo in:
Peso: 2.275 kg
Percorrendo le ricchissime e variegate vicende della storia del ritratto in Italia tra XVI e XVIII secolo ci si rende conto che molti tra i più illustri maestri in questo ambito figurativo furono lombardi. L'esempio di personalità ben note come quelle di Giovan Battista Moroni (circa 1520-1578), Sofonisba Anguissola (1532-1625), Vittore Ghislandi detto fra' Galgario (1655-1743) e Giacomo Ceruti (circa 1700-1767) appare in questo quadro del tutto significativo. I percorsi di questi celebri maestri si innestano però in un contesto figurativo estremamente vivace che rivela la costante propensione degli artisti ad esprimere attraverso il ritratto la propria vocazione naturalistica e la propria capacità di descrivere con immediatezza la realtà.
La rassegna si propone non solo di illustrare in termini di eccellenza l'opera dei ritrattisti più noti attivi nella regione, ma anche di documentare, attraverso nuove ricerche, la produzione di riscoperti protagonisti. E' il caso ad esempio di pittori come Giovanni Ambrogio Figino (1553 - 1608), Daniele Crespi (circa 1598 - 1630) e Carlo Francesco Nuvolone (circa 1609 - 1662), finora conosciuti quasi esclusivamente come pittori di storia sacra e profana, dei quali la mostra evidenzia le grandi qualità di ritrattisti; oppure di specialisti puri' del genere provenienti dal Nord Europa di cui viene ricostruita per la prima volta la determinante esperienza lombarda. Una vicenda, quest'ultima, che trova nel polacco Salamon Adler (1630-1709) e nel fiammingo Jacob Ferdinand Voet (1639-1700) gli esponenti più significativi.
La mostra, nell'intento di evidenziare l'evoluzione del genere e le diverse connotazioni stilistiche, tipologiche e culturali che il ritratto assunse nel corso del tempo, segue un percorso cronologico. All'esame dell'intensa stagione del secondo Cinquecento, qualificata soprattutto dall'affermazione, a Bergamo e a Cremona, del lucido realismo di Giovan Battista Moroni e Sofonisba Anguissola, e, a Milano, dal severo tono aulico di Giovanni Ambrogio Figino, farà così seguito una rassegna della notevole ritrattistica di età borromaica (Fede Galizia, Giulio Cesare Procaccini, Daniele Crespi) e dei rari e superbi esemplari di matrice caravaggesca (Serodine, Tanzio da Varallo e il francese Simon Vouet, documentato a Milano nel 1621).
Ampio spazio viene poi concesso alla sontuosa produzione di età barocca, allorché in Lombardia si affermò, tra l'altro, una singolare moda per la realizzazione di grandi ritratti di gruppo, che la mostra illustrerà con alcune tele spettacolari e pressoché sconosciute.
La convocazione dei più notevoli ritratti di benefattori conservati presso la quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano segna l'aprirsi del capitolo settecentesco della mostra, che trova il suo irrinunciabile punto di riferimento nella franchezza confidenziale e nella commossa umanità delle opere di Fra Galgario e di Giacomo Ceruti, attivi alla vigilia della età neoclassica, sancita dal rinnovo delle iconografie e delle convenzioni stilistiche.
Come naturale integrazione del panorama pittorico, la mostra presenta un'ampia rassegna di sculture, disegni, medaglie ed incisioni, collocate a confronto dei ritratti dipinti coevi.
Questo dialogo fra le molteplici discipline artistiche consenta di conoscere aspetti del tutto inediti della produzione figurativa lombarda, mettendo in luce gli esiti notevolissimi raggiunti dai medaglisti milanesi attivi nella seconda metà del Cinquecento e nell'epoca barocca: da Leone e Pompeo Leoni a Gaspare Vismara e Cesare Fiori.
Una vera e propria rivelazione della mostra è costituita dalla ricognizione della produzione scultorea, dalla quale sono emerse opere di grande rilevanza e del tutto sconosciute, in grado di dialogare con le migliori espressioni del ritratto scolpito italiano.
L'analisi delle opere in mostra non riguarda solo gli aspetti storico artistici, ma anche quelli relativi alla storia della moda, spesso utili a chiarire la provenienza sociale dei committenti e le finalità del ritratto. L'approfondimento di questo specifico aspetto è affidato alla competenza di Grazietta Buttazzi le cui indagini costituiscono una sorta di percorso trasversale interno alla rassegna.
La rassegna è curata da Francesco Frangi e da Alessandro Morandotti con la direzione di Anna Bernardini. . Il comitato scientifico è composto da Grazietta Buttazzi, Carlo Capra, Silvia Colombo, Simonetta Coppa, Dante Isella, Isabella Marelli, Mauro Natale, Francesco Rossi, Andrea Spiriti, Maria Cristina Terzaghi, Susanna Zanuso e Anna Bernardini.
La mostra al Castello di Masnago è complementare alla mostra "Mecenati e pittori. Riflessioni sul ritratto del 900 da Boccioni a Warhol", promossa dal Fondo per l'Ambiente Italiano a Villa Menafoglio Litta Panza (Varese), la monumentale dimora settecentesca donata al FAI da Giuseppe Panza di Biumo, insieme alla celebre Collezione di Arte Contemporanea. La Scuderia Grande della Villa ospita per tre mesi, dal 20 aprile al 14 luglio una selezione di circa venti importanti ritratti - provenienti per la maggior parte da collezioni private - dipinti o scolpiti da grandi artisti del Novecento , quali Umberto Boccioni, Massimo Campigli, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Max Ernst, Achille Funi, Renato Guttuso, Marino Marini, Alberto Savinio, Andy Warhol, raffiguranti mecenati e collezionisti, che a quell'epoca svolsero un ruolo determinante per le arti.
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