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Che cosa è la mafia

Nino Aragno Editore

Savigliano, 2019; br.
(Biblioteca Aragno).

collana: Biblioteca Aragno

ISBN: 88-8419-981-6 - EAN13: 9788884199812

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1 kg


Un reato che "giustamente" ha commosso l'Italia: l'assassinio nel 1893 di Emanuele Notarbartolo, marchese di San Giovanni. Esponente politico della Destra storica, sindaco di Palermo e poi direttore generale del Banco di Sicilia. Uomo "competentissimo" e "inesorabile coi disonesti". La prima vittima eccellente della mafia. Un processo che "seriamente" ha preoccupato gli italiani: increduli di fronte allo scandalo di aule di tribunali da cui, anni dopo, escono impuniti sia gli autori che i mandanti del delitto. La celebre conferenza tenuta da Gaetano Mosca nel 1900, prima a Torino e poi a Milano, parte da questa "nefanda strage" per una riflessione articolata sulla mafia, in quanto fenomeno associativo criminale, formato da "poco onorevoli sodalizi", che in generale preferiscono il quieto vivere ai "reati rumorosi", e sullo "spirito di mafia", sentimento essenzialmente "antisociale" che, però, "non è speciale alla Sicilia", che induce spesso i danneggiati e i testimoni a tacere su tutto ciò che possono aver visto ed udito. La novità dell'analisi di Mosca si coglie nella denuncia della "mafia in guanti gialli", composta da alcune frazioni delle classi dirigenti, da individui delle classi superiori, qualche volta anche investiti del mandato politico, autorità governative, che accordano "protezione" alle cosche criminali. Emerge anche una severa critica al "regime rappresentativo", benemerito per alcuni aspetti, ma che "dappertutto dà una prevalenza alle minoranze organizzate". E, tra queste, alle minoranze "già organizzate" che rasentano il codice penale. Non fu la mafia a impedire l'individuazione degli assassini di Notarbartolo, scrive Mosca, perché una cosca "non riesce a sviare il braccio della giustizia", ma un circolo molto più grande che, per "secreti comuni" da difendere, ha consentito che dalla legge si uscisse. Il politologo spera che il processo Notarbartolo segni la chiusura di un ciclo "funesto" di errori e debolezze - "quando si permette uno strappo alla giustizia ed alla legalità, non è possibile prevedere dove lo strappo andrà a fermarsi" - e aiuti l'Italia a superare "la triste era di codardia morale per la quale il nostro Paese è passato".

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