Il diario del conte Ciano. 7 anni da ministro degli Esteri nell'Italia di Mussolini (agosto 1937-febbraio 1943)
A cura di Poma S.
S. Giovanni la Punta, 2020; br., cm 21x30.
ISBN: 88-353-8099-5
- EAN13: 9788835380993
Soggetto: Saggi Storici,Società e Tradizioni
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.64 kg
Il Diario del conte Galeazzo Ciano, tenuto dall'autore per tutto il periodo durante il quale fu ministro degli Esteri dell'Italia fascista, è uno dei più importanti documenti relativi agli ultimi anni del regime. Dall'alleanza con la Germania alla non belligeranza, alla dichiarazione di guerra fino alla sconfitta delle truppe dell'Asse in Africa, questo diario racconta gli anni più combattuti di Mussolini: dal suo massimo consenso, attribuitogli dopo la Conferenza di Monaco del '38 e nella quale fu definito "il salvatore della pace", alla sua inevitabile sconfitta militare e politica. Da questo diario, la figura del duce, esce sfregiata: "Hai mai visto l'agnello diventare lupo? La razza italiana è una razza di pecore. Non bastano 18 anni per trasformarla. Ce ne vogliono centottanta o forse centottanta secoli". E ancora: "Il popolo italiano bisogna tenerlo inquadrato e in uniforme dalla mattina alla sera. E ci vuole bastone, bastone, bastone...". Nella seduta del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio del 1943, Galeazzo Ciano vota la mozione del giorno Grandi, che porta all'arresto di Mussolini e alla fine del regime. Pochi mesi dopo, il 19 ottobre 1943, Ciano viene arrestato a Verona dalle SS e rinchiuso nel carcere degli Scalzi, con l'accusa di alto tradimento. Viene condannato a morte e fucilato all'alba dell'11 gennaio 1944. La moglie, Edda, tentò disperatamente fino all'ultimo di salvargli la vita, cercando di barattare la vita dell'ex ministro degli Esteri coi suoi diari, i quali riportavano i tanti tradimenti tedeschi nei confronti degli italiani. Ma tutto fu inutile. Al giudice Vecchini che gli chiedeva se era il caso di condannare a morte Ciano, nonostante fosse suo genero, Mussolini rispose con voce ferma: "Fa' il tuo dovere".