Lezioni di economia civile
A cura di Dal Degan F.
Milano, 2013; br., pp. XXXVII-465, cm 16x22.
ISBN: 88-343-2468-4
- EAN13: 9788834324684
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Antonio Genovesi può essere a ragione considerato uno dei fondatori della moderna scienza economica. L'eclettico pensatore napoletano cominciò a occuparsi quasi esclusivamente di economia, etica e antropologia solo negli ultimi quindici anni della sua vita. Primo in Europa a ricoprire una cattedra di Economia (istituita a Napoli nel 1754), poté diffondere il proprio magistero non solo in Italia ma in tutto il contesto illuminista. Le Lezioni di commercio o sia di economia civile costituiscono il corpus del corso universitario svolto da Genovesi, ma soprattutto racchiudono la summa della sua riflessione sui temi economici. Antonio Genovesi visse nella medesima epoca di Adam Smith, ne condivise la critica del mondo feudale e la convinzione che il mercato avrebbe contribuito alla costruzione di un mondo più egualitario e più libero. Ma mentre Smith aveva una visione pessimistica dell'uomo improntata all'individualismo degli interessi (il bene comune è affidato alla "mano invisibile" del mercato), Genovesi era convinto che la persona fosse l'equilibrio di due forze: quelle dell'interesse per sé e della solidarietà sociale; il soggetto gli appariva come una realtà relazionale fatta per la reciprocità. Di qui la sua idea di mercato come "mutua assistenza", una intuizione originale che oggi sta vivendo una nuova giovinezza. Le Lezioni genovesiane sono l'approdo moderno di una visione non riduttivista della scienza economica che, anche a costo di indebolire la propria incisività analitica, accetta di oltrepassare i propri confini all'interno di un più ampio discorso sulla vita civile e sul mercato, visto come espressione delle leggi che regolano la società e che non possono prescindere dalla considerazione delle virtù civili e del Bene comune. Non stupisce dunque che, nel pieno di una crisi devastante dell'economia neoliberista di mercato, il messaggio di Genovesi risulti oggi ancora più attuale che nel Settecento.