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Fili d'Erba

Gangemi Editore

Testo Italiano e Inglese.
Roma, 2013; br., pp. 208, ill., cm 13,5x21.
(Opere Varie).

collana: Opere Varie

ISBN: 88-492-2634-9 - EAN13: 9788849226348

Testo in: testi in  inglese, italiano  testi in  inglese, italiano  

Peso: 0.395 kg


In "Fili d'erba" Giulio Ghirardi perviene ad una resa dei conti con uno dei temi, ora esplicito, ora nascosto, ma comunque sempre dissimulato. Argomento caustico, impellente: la degenerazione e l'annichilimento della capacità di poeti e letteratura per incontrare la realtà con autenticità di vocazione originaria.Il Wanderer, l'amico della natura, si fa "portavoce di una scommessa sui limiti e sugli abusi della sensibilità letteraria". Il sipario di oggetti ed elementi del cosmo diventa luogo vissuto di una denuncia aspra, senza remissione, degli atteggiamenti contemporanei della scrittura. "Le metafore hanno perso le ali", una denuncia matura e calibrata che trova la sua oggettivante pienezza. Il solista consapevole non teme la contesa. Ama l'anomalia. Elegge come archetipo "un girasole sbagliato" che si gira alla luna per non assomigliare a nessuno, il cane "anarchico come un alieno", "obbediente alunno dei prati, dei boschi, dei monti imbiancati". Denuncia la squallida quotidianità, lo "scialo dei triti fatti" di memoria montaliana, la vana ridda degli impedimenta, la banalità non squarciabile in cui un "piccolo Omero" muore per colpa "di un abbaglio insincero insultando la luna che lo guarda con gli occhi di una venere da vetrina".
La polemica verso l'ingannevole superficie non è mai estrinseca. Ha nei fili d'erba la sua immagine. Perché questi compongono un unico, grande filo della vita, tortuoso, dalle forme e dallo spessore intermittenti. Questo prosperare non mette in questione la rigogliosa portata della realtà, nonostante le sue contraddizioni. Mentre i fili d'erba si piegano al muto destino dei simboli, si ammette con fermezza che "processare il calpestio è come processare il mondo". Impossibile una critica che annulli il mondo che, invece, è profondamente vissuto. Il filo sembra la fune di Wittgenstein. L'uomo non può sfuggire all'intreccio di analogie e simboli, somiglianze e differenze di natura e psiche. Identifica, confronta, critica, rifiuta ma sempre attraverso famiglie di entità concettualmente apparentate. L'insieme di verosimiglianze si sovrappongono le une alle altre, rafforzandosi a vicenda. Generando una grossa fune, la cui forza non sta nelle parti, ma dall'essere composta da tanti fili intrecciati, i quali singolarmente non avrebbero resistenza nè capacità costruttiva. In questo processo tutto è creativo, è trasformativo. Anche la tristezza è fonte di vita. Le rime bruciano i sentimenti. E "la metamorfosi è un sogno di trasparenze annunciate e ritirate dalle sentinelle del canto".

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