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Né amori, né donne, ovvero la stalla ripulita

Luni Editrice s.r.l.

Milano, 2019; br., pp. 112, cm 14,5x22.
(Casanoviana. 6).

collana: Casanoviana

ISBN: 88-7984-646-9 - EAN13: 9788879846462

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.2 kg


Ritornato a Venezia nel 1774 dopo il lungo esilio, Casanova scoprì che i protettori di un tempo erano tutti defunti. Per cercare di risolvere gli assillanti problemi economici, riuscì a farsi assumere dal Marchese Spinola; invitato un giorno al Casino di Giovan Carlo Grimani subì un grave affronto a opera di un certo Carletti che chiese a Casanova di intervenire presso il Marchese Spinola per fargli onorare una scommessa fatta a Vienna alcuni anni prima, cosa che il Marchese si era guardato bene dal fare. Casanova, non ricevendo la dovuta mediazione, si lamentò aspramente ma fu strapazzato e insultato ripetutamente in pubblico dal Carletti mentre Grimani non solo non lo difese ma addirittura prese le parti di quest'ultimo. Umiliato e offeso, per vendicarsi, scrisse di getto e sotto l'impeto della rabbia, nel 1782, un feroce libello in forma di novella mitologica: "Né amori, Né donne ovvero la stalla ripulita", una satira pungente contro i protagonisti della malaugurata discussione. L'opera satirica sfuggì alle maglie della censura perché Casanova usò nomi di fantasia tratti dalla mitologia raccontando una delle famose dodici fatiche di Ercole, la ripulitura delle stalle del Re Augia dal letame dei suoi 3000 buoi. Ma senza la chiave di lettura chi avrebbe potuto capire le allusioni celate nell'intreccio delle vicende di quei personaggi mitologici? Oggi possiamo comprendere il tutto grazie a un contributo manoscritto dello stesso Casanova rinvenuto in una delle copie dell'edizione originale (che potete leggere all'inizio di questo libro) nel quale raccontò la vicenda. Divenuta di pubblico dominio, il libretto, pruriginoso, polemico e pungente, riscosse subito un grande successo: nessuno fino ad allora aveva osato mettere in piazza le vicende di coloro che rappresentavano le istituzioni della città lagunare. Ma Grimani a Venezia era sempre Grimani: il patriziato fece quadrato attorno a lui, l'opera fu messa al bando e a Casanova, per non tornare una seconda volta nei Piombi, fu consigliato di lasciare, per sempre, la città lagunare.

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