I figli della vedova
Kimerik Casa Editrice
Patti, 2024; br., pp. 332.
EAN13: 9791254665787
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Roma, Palazzo Giustiniani, sede massonica del Grande Oriente d'Italia, 26 giugno 1968. Dopo essersi purificato lo spirito nel Gabinetto di Riflessione, l'aspirante apprendista fu bendato, gli fu slacciata la camicia, gli appoggiarono intorno al collo un cappio di canapa e lo condussero, scalzo, in Loggia. Ancora bendato, fu accompagnato in un percorso all'interno del Tempio, tra ostacoli e un ritmico rumore di spade. Lo fecero inginocchiare davanti al Maestro Venerabile, fu sbendato e una voce alle sue spalle gli impose di declinare il giuramento: «Liberamente, spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell'animo, con assoluta e irremovibile volontà, alla presenza del Grande Architetto dell'Universo, prometto e giuro di non palesare giammai i segreti della Massoneria, di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato, sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere lacere, fatto il mio corpo cadavere e in pezzi, indi bruciato e ridotto in polvere, questa sparsa al vento per esecrata memoria d'infamia eterna. Prometto e giuro di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli liberi muratori su tutta la superficie della terra, prometto e giuro di consacrare tutta la mia esistenza al bene e al progresso della mia patria, al bene e al progresso di tutta l'umanità, prometto e giuro di adempiere ed eseguire tutte le leggi, i regolamenti e le disposizioni tutte nell'Ordine e di portare ossequio e obbedienza alla suprema autorità e a tutti quanti sono i miei superiori. Prometto e giuro di conservarmi sempre onesto, solerte e benemerito cittadino ossequiente alle leggi dello stato, amico membro della mia famiglia e massone per abbattere sempre il vizio e propugnare la virtù. Prometto e giuro di non attentare all'onore delle famiglie dei miei fratelli. Finalmente giuro di non appartenere ad alcuna società che sia in opposizione con la libera Massoneria, sottoponendomi con rispetto alle pene personali più gravi e terribili». Il maestro venerabile lo consacrò Apprendista Muratore con il toccamento di spada sulle spalle, così come gli antichi sovrani nominavano i cavalieri e ne auspicavano la fedeltà assoluta. Finita la cerimonia di affiliazione, al nuovo apprendista fu consegnato il grembiule bianco e, dopo avergli ricordato l'imposizione del silenzio, fu fatto sedere a ovest delle colonne del Tempio tra gli scranni, dove sedevano gli altri apprendisti e i diaconi. Finalmente il suo sogno si era avverato: aveva il cuore gonfio di orgoglio e giurò a se stesso che mai avrebbe tradito i dettami del suo solenne giuramento e avrebbe accettato il silenzio, perché la pratica del silenzio sarebbe stata la base per ogni processo meditativo, e quindi obbligarsi al silenzio avrebbe significato il primo passo verso l'apprendimento e l'esercizio dell'ascolto. E sapeva, in cuor suo, che solo sapendo ascoltare avrebbe percorso i trentatré gradi della verità.