Il romanzo del «vecio»
Baldini Castoldi Dalai
Milano, 2018; br., pp. 195, ill.
(Le Boe).
collana: Le Boe
ISBN: 88-9388-115-2
- EAN13: 9788893881159
Soggetto: Società e Tradizioni
Testo in:
Peso: 0.94 kg
Lui, Bearzot, classe 1927, oggi avrebbe 90 anni. Per tutti era il «vecio», come lo aveva soprannominato Giovanni Arpino. Ci sono persone, nel mondo dello sport come nella vita, di cui è impossibile non sentire la mancanza. Enzo Bearzot è una di queste. In molti possono limitarne il ricordo, indelebile, a quando, allenatore della Nazionale italiana, sollevò la Coppa del mondo al Santiago Bernabeu, la sera dell'11 luglio 1982, quando gli Azzurri vinsero un Mondiale contro tutto e tutti. Ma per scoprire molto altro non resta che leggere il libro che Gigi Garanzini gli ha dedicato. In una lunga intervista è Bearzot stesso a parlarci del giocatore che è stato e dell'allenatore che è diventato. Si va dall'infanzia in Friuli agli studi classici dai Gesuiti. Poi Milano, la maglia dell'Inter, Luisa, la donna conosciuta sul tram numero 3 che diventerà sua moglie. La cessione inaspettata al Catania. L'arrivo al Torino, squadra che gli rimarrà per sempre nel cuore. I primi passi come allenatore sulla panchina della Primavera granata sotto l'ala di Nereo Rocco fino alle prime esperienze in Federcalcio e l'approdo in Nazionale. La sua Nazionale. Uomini scelti da lui, contestati dai tifosi, alcuni per l'età avanzata, altri fuori allenamento e marchiati dallo scandalo del calcioscom-messe, ma tutti uomini in cui il patriarca, il vecio, credeva. E che non lo hanno deluso, regalando a lui e a tutti noi quella Coppa sollevata da Zoff e applaudita da Pertini. Prefazione di Indro Montanelli.