Il villaggio. Museo di carta riciclata
Lombardo Edizioni
Milazzo, 2023; br., pp. 326, cm 15x21,5.
EAN13: 9791280566294
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.53 kg
Che c'è di reale in un museo?! Le cose sono tratte, più spesso sottratte, dal loro luogo naturale e proposte come vere giustapponendole per tipologia, provenienza, età, genere o logiche ancora più complesse, astruse, virtuali. Persino ricreandone gli ambienti inevitabilmente posticci, improbabili il più delle volte. Tuttavia i musei servono, sono didascalicamente utili, strumenti di conoscenza imprescindibili, fonti di meraviglia e pure incentivi per studi più articolati e profondi. Alcuni di essi, quelli, per esempio, a tema artistico, antropologico o storico, a volte restituiscono un sentimento di lontananza ma pure, nello stesso tempo, di continuità; propongono un filo rosso che è legame e appartenenza, accendono risonanze e riverberi in profondità buie e sconosciute della nostra più intima essenza. Servono dunque. E non per la loro inconsistente autenticità, ma piuttosto per tutto ciò che di vero e profondo riescono a generare nella nostra coscienza. Quello che propongo è un piccolo museo che, l'abbiamo già detto, nulla ha a che fare con la verità e tantomeno con la realtà. È comunque un modo per rammentare a ciascuno di noi che in fondo abbiamo un legame comune se ci riconosciamo, un poco con la ragione ma assai di più con il senso, in immagini e storie che sono invenzione letteraria alimentata tuttavia da una vena profonda unica e riconoscibile per chi vuole che lo sia. La disposizione proposta, come nei musei, ha un ordine apparente, non sostanziale; e non potrebbe essere diversamente se nella falsità di fondo altro non si può fare al di là di accostare brani seguendo criteri astratti che fanno capo a categorie, cronologie, geografie o a quello che vi pare. Nel caso specifico a bozzetti, ritratti giocosi, aneddoti seguono vicende di personaggi appena più delineati ma pur sempre reinventati, direi quasi affettuosamente, per giungere infine a storie che ben poco hanno a che vedere con la realtà concreta, effettuale e tuttavia rilanciano un ambiente, un mondo che in qualche modo è stato e forse ancora è, se in qualcuno propongono un riflesso, un sentimento di appartenenza, un riconoscersi propaggine viva e vitale. Non ci sono pretese letterarie in queste pagine nate in un arco di tempo molto ampio e senza intenti divulgativi; pertanto alcune conservano una freschezza giovanile, altre invece sono più meditabonde e controllate, ma tutte hanno la spontaneità del fine in sé, del raccontare, specie a me stesso, un mondo com'era e com'è ancora nel magico, evanescente, attualismo della memoria. Dato il contesto non è forse nemmeno il caso di ricordare che la letteratura non riproduce la realtà, la inventa; e che nei musei, specie in quelli di carta riciclata (e riciclabile), c'è ben poca realtà e pertanto i riferimenti a persone, fatti e cose, sebbene in apparenza precisi, altro non sono se non un gioco della pur icastica immaginazione.