Rime
Aurora Boreale
Prato, 2024; br., pp. 112, ill.
EAN13: 9791255046547
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Un personaggio davvero singolare Giovanni Della Casa, nel complesso panorama della società italiana tardo-rinascimentale. Fine letterato, poeta, scrittore, nunzio apostolico e arcivescovo di Santa Romana Chiesa, ma irriducibile amante della vita mondana e tutt'altro che indifferente al fascino del gentil sesso; spietato inquisitore di eresie e bieco censore di libri "proibiti", ma al contempo cultore del Platonismo, della mitologia classica e - secondo alcune fonti - addirittura segretamente iniziato al segretissimo e potentissimo Ordine Pitagorico (nemico giurato della Cattedra di Pietro e colonna portante dello spirito dirinascenza "pagana" che caratterizzò il XV° e il XVI° secolo). Le liriche di Giovanni Della Casa misero in evidenza tutta la sua erudizione, squisitamente classica, e il suo attivismo di ricercatore e curatore dello stile e di un linguaggio originale e articolato. Edite postume alla morte dell'autore nel 1558 dal fidato segretario Erasmo Gemini, le sueRime, che oggi riproponiamo all'interesse dei nostri lettori, ebbero largo successo tra i letterati del tempo. Esse sembrano attuare un disegno pseudoautobiografico di "canzoniere", secondo lo schema petrarchesco del passaggio ascetico dal peccato al pentimento. Il filo conduttore dei versi del Della Casa è costituito da una meditazione sulle più forti ambizioni terrene, come l'amore, la gloria, il potere, che ne fa emergere i limiti e la vanità. Ma è l'Amore, sia carnale e passionale che, quasi in chiave dantesca, idealizzato quale ultima metafora della Divina Sapienza, ne costituisce il tema dominante, accompagnato da costanti eruditi richiami alla classicità e al mondo superno degli Dei.