Mercanti di nostalgia e malinconia
Armando Editore
Roma, 2099; br., pp. 256.
(Antropologia Culturale).
collana: Antropologia Culturale
EAN13: 9791259847546
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Nostalgia e malinconia da sempre costituiscono argomenti privilegiati per studiosi, artisti e letterati. In passato considerate le più terribili malattie dell'animo che portavano inevitabilmente alla morte, col tempo sono diventate stati d'animo benefici e persino strumenti di cura. Fra gli antichi era opinione unanime che la malinconia colpiva persone colte e ricche e la nostalgia quelle povere e ignoranti; oggi, invece, molti sono concordi nel dire che a soffrirne sia l'intera umanità. Sulle due patologie nel corso dei secoli si sono avanzate diverse teorie spesso strampalate, si è detto tutto e il suo contrario senza mai, tuttavia, riuscire a darne una definizione chiara: si ha l'impressione, a volte, che siano frutto d'invenzione e fantasia e che sarebbe ormai tempo d'interrogarsi su chi siano gli autori dei saggi, per quale motivo li abbiano scritti e per chi. Burton, autore del più rilevante trattato sulla malinconia, nel Seicento affermava che gran parte delle opere stampate era composta da lavori di pura compilazione, saggi senz'arte e raccolte di insulsaggini. La preoccupazione degli scrittori, mossi da interesse e ansiosi di fama, era quella di riuscire a soddisfare i lettori che, purtroppo, non prestando attenzione a ciò che leggevano ma a chi scriveva, non valutavano il metallo ma lo stampo che vi era impresso.