Il corpo come reato. Cronaca giudiziaria di indecente mortalità
Milano, 2024; br., pp. 272, ill. b/n, cm 17x24.
EAN13: 9791280185921
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Scrive Lidia Ravera: Leggendo il documentatissimo e suggestivo saggio di Giuseppe "Pino" La Greca mi sono chiesta: Esiste la censura, in letteratura, oggi? Vige, cioè, un sistema editoriale che limita e, anche in modo non dichiarato, controlla ciò che l'autore scrive? CHE NON SCANDALIZZI, CHE NON CORROMPA IL COMUN SENSO DEL PUDORE? Una volta esisteva e io ne ho fatto le spese. Nel corso degli anni Settanta sono stati emessi centinaia di verdetti in tema di nudismo in ogni parte d'Italia. Alle assoluzioni si sono contrapposte le condanne. Un'altalena sconcertante che poneva il problema di un intervento legislativo da parte del Parlamento per depenalizzare il reato di atti contrari alla pubblica decenza o quello di offesa al «comune sentimento del pudore». Puntualmente ogni estate venivano denunciati alla magistratura ragazze sorprese al mare dai carabinieri in monokini e bagnanti di entrambi i sessi che prendevano il sole senza costume. In pratica, un seno nudo, una coscia al sole, uno spettacolo di varietà, o una tintarella integrale metteva in moto la macchina della giustizia e conseguentemente si arrivava al processo in pretura, poi in Corte d'Appello e quindi in Cassazione, con procedimenti inutili, ridicoli, bizzarri e costosi che rallentavano il corso della giustizia; un decennio chiuso da una decisione della Corte di Cassazione del 30 aprile 1980.