La grande imitatrice. Sifilide e questione femminile
La Vita Felice
Milano, 2019; br., pp. 167.
(Fronteretro. 7).
collana: Fronteretro
ISBN: 88-9346-310-5
- EAN13: 9788893463102
Testo in:
Peso: 0.8 kg
Anche quando della sifilide si ignorava quasi tutto, almeno due cose erano chiare: infliggeva al corpo danni simili a quelli della lebbra; la sua trasmissione aveva a che fare con il contatto sessuale. Con il diffondersi della paura si cerca sempre qualcuno su cui sfogarla. E non si tardò a trovarlo nell'anello debole della catena sociale: la donna, e soprattutto la prostituta. Le implicazioni non solo sanitarie della sifilide divennero sempre più evidenti, ma fu nell'Ottocento che la sua valenza sociale acquistò rilievo e si presero provvedimenti di sorveglianza igienica e regolamentazione della prostituzione le cui conseguenze in Italia sarebbero durate un secolo: dal Regolamento Cavour (1860) alla legge Merlin (1958). Gli scritti di questo volume fotografano un momento storico in cui i riflettori sono puntati sulle donne e sui primi tentativi di affermare i loro diritti. Gli autori, legati da amicizia e condivisione di ideali civili, sono tra le voci più autorevoli dell'Ottocento. Anna Maria Mozzoni, nei due scritti "Sul regolamento sanitario della prostituzione" e "Alla signora Giuseppina Butler", dialoga con la collega Butler sugli effetti del controllo statale del meretricio e sulla condizione femminile. Giuseppe Mazzini, nella lettera "L'uguaglianza è libertà" incoraggia le donne a lottare per l'abrogazione delle leggi che proteggono il vizio, mentre Josephine Butler è "Una voce nel deserto" che invita le compagne ad alzare la testa e a ribellarsi. Le fa eco Jessie White Mario, denunciando ne "La prostituzione" un sistema coercitivo e ipocrita che trova nelle donne il capro espiatorio della sua inettitudine. Chiude il volume "La prostituzione patentata e il regolamento sanitario", la lettera aperta ad Agostino Depretis in cui Agostino Bertani sferra un duro attacco al governo e al ministro che «fa da cassiere ai lupanari».