Comunità e partecipazione. L'idea di democrazia in Pier Luigi Zampetti
Giappichelli Editori
Torino, 2011; br., pp. XX-222, cm 15x23.
(Recta Ratio. Testi e Studi di Filosofia del Diritto VI).
collana: Recta Ratio. Testi e Studi di Filosofia del Diritto VI
ISBN: 88-348-1593-9
- EAN13: 9788834815939
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.4 kg
Lucido interprete del suo tempo, Zampetti coglie fin dagli anni Sessanta ciò che costituisce, a suo avviso, la ragione principale della cosiddetta "crisi" dello Stato: sfera politica e sfera sociale costituiscono, a conti fatti, due mondi senza finestre. Non stupisce allora che, a queste condizioni, la democrazia non sia in grado di mantenere - come diceva anche Bobbio - una delle sue fondamentali promesse: la partecipazione. Ma Zampetti non si limita alla diagnosi di un'epoca. Il suo tentativo è quello di escogitare un'architettura istituzionale che interrompa l'isolamento "monadico" che tiene separate sfera politica e sfera sociale. Cominciando a prendere in seria considerazione la rilevanza pubblica dei soggetti che operano all'interno della società civile. La sua idea, in estrema sintesi, è che non ci può essere comunicazione tra sfera sociale e sfera politica senza escogitare il modo appropriato di "immettere" le forze vive della prima all'interno dei meccanismi istituzionali della seconda. E così che nasce l'idea di "Stato dei partiti", nella misura in cui la suddetta "immissione" sembra dipendere, per Zampetti, dalla duplice funzione assolta dal partito: innanzitutto la funzione di "filtro" e, in secondo luogo, la funzione di interfaccia. Certo, la proposta giuridico-politica di Zampetti è un'ipotesi istituzionale senz'altro discutibile e tutt'altro che risolutiva; ma il quesito da cui muove è di quelli inaggirabili, almeno per chi crede che la democrazia abbia un futuro.