Giuseppe Vasi. Il Fondo di Matrici dell'Istituto Nazionale per la Grafica. Osservazioni e Divagazioni
Grelle Iusco Anna
Artemide Edizioni
Roma, Palazzo Fontana di Trevi, 27 novembre 2004 - 7 febbraio 2005.
Roma, 2004; br., pp. 160, 110 ill. b/n, cm 17x24.
(Arte e Cataloghi. 66).
collana: Arte e Cataloghi
ISBN: 88-7575-020-3 - EAN13: 9788875750206
Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Collezioni,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Roma
Testo in:
Peso: 0.46 kg
I criteri di elaborazione delle relative matrici ovviamente non risultano univoci, né nell'individuazione dei referenti visivi, né nella determinazione dei parametri di elaborazione delle immagini e delle relative modalità tecnico-linguistiche.
Al contrario, esprimono il rapporto dialettico fra la personalità degli artisti disegnatori e incisori, il gusto del momento, le attese e richieste del mercato grafico, le specifiche intenzionalità, la condizione economica e gli indirizzi programmatici dell'Istituto.
Ancora meno risultano univoci i criteri che nel corso del tempo hanno orientato l'acquisizione di matrici preesistenti realizzate all'esterno dell'Istituto e alienate da eredi di artisti o di botteghe editoriali. Determinanti sono stati, infatti, i condizionamenti imposti dalla funzione riconosciuta come primaria della Calcografia al momento di quelle acquisizioni e soprattutto dal giudizio limitativo a lungo perdurato sull'intrinseca natura delle matrici: non manufatti d'arte a pieno titolo ma meri strumenti di produzione di stampe, deprivati quindi nel loro valore non soltanto dall'usura ma anche dal solo essere stati già utilizzati.
E l'evidenza dei fatti documenta che nel Settecento si svolsero interamente al di fuori dell'Istituto, per molteplici e diverse motivazioni, gli innovativi approcci alla visualizzazione di Roma di Nolli e Piranesi, come, per gran parte, quelli di Vasi e Volpato.
Di qui la poliedricità, l'articolazione ma anche le lacune dell'ampia raccolta di interesse vedutistico che s'è andata costituendo presso la Calcografia Romana e ha inglobato nell'Ottocento - talvolta dopo accesi dibattiti - i fondi Piranesi, Gmelin, Uggeri e agli inizi del Novecento il fondo Rossini e numerosi "corpi" di matrici ceduti dal Ministero del Tesoro.
Il recente acquisto di cento matrici, quasi tutte autografe, di Giuseppe Vasi, poste in vendita dalla libreria antiquaria Martayan Lan di New York,1 ha parzialmente colmato la pressoché totale assenza nella raccolta della Calcografia - oggi settore dell'Istituto Nazionale per la Grafica - delle opere realizzate da Vasi tra il 1745 e il 1765: anni centrali dell'attività e della definizione del linguaggio non soltanto dell'incisore siciliano ma anche del più dirompente e originale vedutista calcografico del Settecento, Giovan Battista Piranesi.
Mentre, per altro verso, esso ha integrato il catalogo delle matrici di Vasi ancora superstiti in raccolte italiane, costituito da numerose lastre di proprietà privata,2 due nei Musei Civici di Brescia,3 una nell'Archivio Provinciale dei Frati Minori della Toscana a Firenze,4 tre nell'Archivio di Stato di Torino,5 quattro nei Musei Vaticani,6 oltre che dalle quarantasei, se non quarantotto,7 attualmente nell'Istituto Nazionale per la Grafica - cui ne sono da aggiungere venti riferibili a Vasi soltanto per la cura editoriale8 - non poche delle quali pervenute in Calcografia dopo la morte dell'incisore.9
Le pagine che seguono sono intese a una lettura delle vicende biografiche di Giuseppe Vasi dall'arrivo a Roma al 1770 - data del suo ultimo lavoro per la Calcografia - incentrata sui rapporti dell'artista con l'Istituto camerale. In tale contesto propongono una prima analisi delle lastre di recente acquisite, attraverso la quale evidenziano quanto si può al momento affermare o ipotizzare sui loro percorsi editoriali, sulle modalità operative del Vasi, sui motivi della carenza cui s'è accennato e su quella presunta collaborazione Vasi-Piranesi che costituisce un problema critico ancora non del tutto risolto.
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