Paesaggi di idee. Uno sguardo al futuro della Valle dei Templi di Agrigento
Alinea Editrice
Firenze, 2005; br., pp. 176, ill., cm 17x24.
(Architettura del Paesaggio. Nuova Serie. 17).
collana: Architettura del Paesaggio. Nuova Serie
ISBN: 88-8125-621-5
- EAN13: 9788881256211
Soggetto: Parchi, Giardini e Ambiente
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Sicilia
Testo in:
Peso: 0.74 kg
È utile ricordare preliminarmente che nell'arco dell'ultimo mezzo secolo la Valle dei Templi, come spazio intercluso fra la città storica di Agrigento e la costa, ha costituito il luogo privilegiato per la costruzione di nuove strade, viadotti, svincoli, tutti provvisti di legittimazione istituzionale, per quanto grandi nelle dimensioni e palesemente lesivi della struttura storica e paesistica. Questo indirizzo, consolidato nella cultura e nella pratica urbanistica locale, è sintetizzato nel seguente interrogativo: "se i greci hanno costruito qui una città, per quale motivo non possiamo farlo anche noi?" Esso ben si ricollega, ad esempio, alle opzioni della strumentazione urbanistica degli anni '70, cui è dovuta la progressiva ubicazione nella Valle di insediamenti, servizi e impianti tecnologici che poco avevano in comune con le finalità di un parco archeologico, successivamente eletto dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. Né può essere dimenticata la presenza di edilizia abusiva su oltre 70 ettari di superficie, entro un'area che risulta area protetta fin dal 1957 con il D.M. n. 165, e in termini ben più rigidi con leggi e decreti che si sono susseguiti dal 1966 in poi. Oggi, la somma di tutto questo può apparire una condizione irreversibile, dando l'impressione che da tempo sia stata superata la soglia del non ritorno e che quindi il modello-città-diffusa abbia ormai vinto. Tuttavia la Legge Regione siciliana n. 20/2000, istitutiva del Parco Archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, che indica nel Piano del Parco lo strumento strategico per il governo del territorio, non sembra percorrere la stessa strada. E ciò sia perché vieta di "eseguire nuove costruzioni, impianti e opere di qualsiasi genere, anche se di carattere provvisorio", sia perché chiede al Piano di precisare i modi d'uso delle tre zone immodificabili nella struttura di base, ovvero archeologica, paesaggistico-ambientale e naturale-attrezzata, sia infine perché direttamente o indirettamente rende possibili, sempre a seguito di motivate opzioni di Piano, operazioni di restauro e riabilitazione ambientale. Si tratta quindi di un'ultima spiaggia: infatti, ove andasse perduta questa opportunità fornita dall'iniziativa regionale, il consolidamento del modello urbano sarebbe inevitabile e definitivo. Tale modello, tuttavia, non è il solo ad essere perseguito e sostenuto. Da tempo è stato configurato il suo uguale e contrario, ovvero il modello-monumento, per il quale qualunque intervento o modificazione dello status quo del territorio è da limitare o respingere a priori, in funzione della "intangibilità" del contesto storico-archeologico. Apparentemente, fra questi due modelli non c'è stata nell'ultimo mezzo secolo alcuna possibilità di dialogo, ma la convergenza che in pratica si è stabilita fra le due linee di tendenza è la causa prima degli effetti che tutti conoscono, in parte documentati nelle pagine che seguono. Si configura allora un modello-terzo che, nella più assoluta garanzia di tutela del patrimonio culturale e ambientale disponibile, intende rapportarsi al paesaggio come risorsa economica e produttiva primaria su cui fondare un processo di sviluppo in termini attuali e con esso trovare soluzione a problemi aperti, quali le attività commerciali, l'occupazione, i trasporti e i servizi, nel pieno riconoscimento dei bisogni che la città esprime da tempo. Attività e servizi non generici, adatti a qualsiasi contesto, ma direttamente funzionali a fare della Valle un luogo di iniziative d'eccellenza, capaci di decuplicare le odierne centinaia di migliaia di visitatori all'anno. Le note che seguono intendono offrire una prima occasione in questo senso, e al tempo stesso fornire una chiave interpretativa della Valle dei Templi, muovendo da tre punti nodali: l'abusivismo edilizio, lo sviluppo turistico, la viabilità.