Trenta giorni in Grecia
A cura di Guida F.
Atene, 2023; br., pp. 142, cm 14x21.
ISBN: 618-5752-09-3
- EAN13: 9786185752095
Soggetto: Cultura del Viaggio
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
Luoghi: Europa
Extra: Antica Grecia
Testo in:
Peso: 1 kg
Gustavo Brand non è mai esistito. Almeno non è esistito quel Brand svizzero, come egli si dichiara, che risulta autore del libro Trenta giorni in Grecia uscito nel 1829 a Lugano, presso la tipografia Valadini & C., e che qui viene ripubblicato. Il libro parla di un viaggio («lungo e non fausto viaggio») durato un mese nella Grecia da poco liberata dalla dominazione ottomana e compiuto da un italiano, non solo di lingua e cultura invero, con la speranza di trovare in terra ellenica una occupazione, in campo militare o amministrativo. Il viaggio dello pseudo-Brand si svolse appena pochi mesi dopo l'ascesa al potere di Capodistria (gennaio 1828). Il percorso del viaggiatore lombardo nel Peloponneso iniziò da Navarino e proseguì da Methoni - che era insieme con Koroni uno degli "occhi della Repubblica Serenissima" - attraverso la Messenia, sufficientemente ben coltivata (vide Nissi, Messene, Forciala). Seguì in quel tragitto l'Arcadia: la sua principale città, Tripoli o Tripolitza (dove incontrò il sindaco o astinomo), il villaggio di Leondari, pressocché distrutto, nel luogo dove era in antico la città di Megalopoli, il villaggio di Mylos, presso l'antica Mantinea ormai scomparsa. Proseguì quindi per Nauplia; si recò, poi, a Egina, passando per il villaggio di Liguriò e soprattutto per Epidauro. Tornato a Nauplia, sulla via del ritorno in patria, si indirizzò nuovamente verso Tripolitza e l'Arcadia, puntando a Methoni dove si imbarcò per Trieste il 23 di novembre su un brigantino di passaggio. "Trenta giorni in Grecia" costituisce ancora per gli studiosi un ottimo mezzo di conoscenza di un'epoca e di un Paese, ma è allo stesso tempo un testo di piacevole lettura per chiunque abbia curiosità intellettuale e gusto della buona letteratura, in questo caso odeporica. Dopo aver letto il testo dello pseudo-Brand si resta con la sensazione di essersi affacciati a una realtà di due secoli a dietro, attraverso un reportage alquanto moderno, per di più ricco di vivaci spunti narrativi: peraltro l'autore, Aurelio Bianchi Giovini, fu, anche e soprattutto, un grande giornalista.