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Bellina che sei nata alla montagna. Donne, agro-pastoralismo e migrazioni a Pietracamela

Bambun

Teramo, 2021; ril., pp. 176.
(Studi e Documenti di Antropologia e di Etnomusicologia. 7).

collana: Studi e Documenti di Antropologia e di Etnomusicologia.

ISBN: 88-941462-6-X - EAN13: 9788894146264

Luoghi: Abruzzo e Molise

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1 kg


"E anche adesso che ci ha lasciato continuo a sentire la sua voce solida e le sue indicazioni precise risuonano in me". Questo scriveva Marta Iannetti di Luigina Panza, la sua principale informatrice. E questo è ciò che si avverte, leggendo il volume in cui la voce di Marta si intreccia con quella delle donne di Pietracamela. In questa polifonia, la sua voce si leva nitida, schietta, brillante anche quando racconta di solitudine, nostalgia, silenzi di paesi spopolati, di distanze, di qualche rimpianto. La presenza/assenza delle donne nella letteratura scientifica è strettamente legata a quella delle scienziate sociali, storiche e antropologhe e al loro "accesso al campo". Il lavoro di Marta si inserisce in questo solco di ricerca in cui la sensibilità dell'antropologa intercetta le storie di altre donne, anche di diversa generazione, e se ne prende cura attraverso un ascolto profondo e rispettoso; un ascolto attivo che passa attraverso lo sguardo, la postura, la vicinanza fisica che si scorge non soltanto dalle immagini che corredano il volume facendoci entrare nelle case dei protagonisti, seduti con loro in salotto, ma dalle parole stesse. È una vicinanza, quella di Marta con le sue interlocutrici, che è vivida, palpabile. Quel tempo passato - che nel testo è definito il tempo di "ieri" - non è passato, ma costruisce nuovi immaginari, getta luce sulla complessità e sulla capacità delle comunità di montagna, di donne e di uomini, di non darsi mai per vinti. Marta ci ha consegnato un documento che è anche un testamento, nel suo senso etimologico di patto, promessa, alleanza. Un patto che ci impegna a non fermarci alla paura dell'altro da noi, al senso di disagio di fronte a ciò che non conosciamo e che non capiamo, ma di saper scorgere nelle storie e nelle memorie di ciascuna/o la "possibilità quasi clandestine di mondi alternativi, da cui in un chiarore quieto appaiono i lavori, gli spazi, le responsabilità condivise, i tempi scanditi, la faticosissima complessità dei passaggi per sopravvivere, la creatività dell'arrangiarsi rinnovata a ogni generazione, l'attenzione alla materia, la stessa natura mistica della materia, la geometria delle organizzazioni e la forza che si cela dietro una vita a stretto, viscerale, contatto con bosco, roccia, prato, animali". (Dalla Prefazione di Valentina Porcellana)

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