Nonsolopierino
Falsopiano
Alessandria, 2020; br., pp. 184, ill.
ISBN: 88-9304-202-9
- EAN13: 9788893042024
Testo in:
Peso: 1 kg
«... Pensai di tornare a lavorare in quel negozio di elettricista, ma il proprietario mi licenziò... aveva bisogno di un dipendente sempre presente. Quando Fellini mi chiamò per il film successivo Roma, gli dissi che il cinema mi piaceva ma che per questa passione mi ero trovato senza un lavoro. Federico fu molto contrariato e mi disse che sarebbe andato personalmente a parlare con il mio ex principale. Secondo lui doveva riprendermi a lavorare, dal momento che ero stato impegnato sul set solo per una settimana. Gli consigliai di lasciar perdere, anche perché il mio ex principale aveva già assunto un altro dipendente. Federico aveva preso a cuore la mia condizione. Andava a cena ogni sera al ristorante "Il Fontanone", sulla Cristoforo Colombo, dove aveva sempre un tavolo riservato per lui. Una sera no e una sì mi chiamava e mi diceva: "Alvaro, vieni al ristorante? Voglio stare un po' con te". Qualche volta c'erano anche l'aiuto regista, il direttore di produzione o altri della troupe, ma restavano poco tempo con lui e poi andavano via. Io, invece, gli facevo compagnia, gli raccontavo barzellette... lui rideva come un pazzo, anche perché gli piaceva quel mio modo di parlare trasteverino. Mi diceva che avevo i tempi comici. Mi invitava a cena, secondo me, perché gli facevo un po' pena... ma anche perché eravamo diventati un po' come padre e figlio. Ogni tanto voleva sapere se avevo capito il suo film e io gli rispondevo sempre: "A Federì, non c'ho capito un cazzo!". Così cominciò a farmi lavorare di più e mi mandò a imparare a ballare il tip tap da Gino Landi...»