Chi ha paura delle regole? Il reale dell'educazione
Milano, 2018; br., pp. 160.
(Clinica della Formazione. 19).
collana: Clinica della Formazione
ISBN: 88-917-6240-7
- EAN13: 9788891762405
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Peso: 0.28 kg
Comportarsi bene, in genere, vuol dire rifarsi a valori riconosciuti come buoni, belli e giusti all'interno di un gruppo. Appartenere a quel gruppo significa esibirli; possiamo civettare e ammiccando riconoscere del prestigio a chi dopo aver aderito a quei valori se ne discosta, interpretandoli in modo personale, controcorrente o addirittura trasgressivo. Potremmo domandarci se per educare ed essere educati basti rispettare un/il galateo o farlo proprio, perché non ne siamo troppo convinti. La parola galateo per il senso comune suona come qualcosa di artificiale, stereotipato, svuotato di senso o semplicemente ripetitivo, frivolo, privo di adesione vitale. Ogni galateo invece è molto più che una questione di etichetta. Stare alle regole non significa semplicemente rispettarle, onorarle, seguirle oppure interpretarle, inventarle, costruirle, ma apparire in esse. Il regime di regolarità che ogni galateo istituisce è una forma di vita e un'esperienza paradigmatica. Come accade che qualcosa come "un" galateo abbia luogo? E soprattutto come indicare quella che potremmo definire la regolarità di un galateo, cioè il sistema di regole che spiega ogni diverso galateo in atto? Il galateo, così inteso, è oggetto di quel discorso che può diventare la pedagogia se assume fino in fondo il paradigma clinico come metodo di ricerca e di intervento. Questo implica una serie di sganciamenti, anche radicali, dal passato. Senza credere che le regole siano tutto, nel testo ci si interroga da un punto di vista pedagogico intorno alla matrice "vuota" dei loro effetti.