Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte, il linguaggio
Donzelli Editore
Traduzione di Scaffei D.
Roma, 2022; br., pp. 350, cm 12x24.
(Saggi. Arti e Lettere).
collana: Saggi. Arti e Lettere
ISBN: 88-5522-394-1
- EAN13: 9788855223942
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Testo in:
Peso: 0.65 kg
La coscienza europea è posseduta dalla presenza di Fëdor Dostoevskij, genio tormentato e profetico: le sue parole hanno avuto un rilievo cruciale per filosofi e scrittori come Nietzsche, Proust e Kafka, ma anche per registi come Visconti, Bresson e Kurosawa, per citarne solo alcuni. Il «contorto scrittore russo», come lo definiva Freud in una lettera, è intrinsecamente legato al mondo da cui proviene, ma è anche il più europeo degli scrittori, se è vero, come diceva Joyce, che a Dostoevskij dobbiamo la creazione della prosa contemporanea, da lui portata a un'intensità impareggiabile. «Ovunque e in ogni cosa ho vissuto fino al limite estremo, e ho passato la mia vita a superarlo», scriveva Dostoevskij all'amico poeta Anton Majkov nel 1867. E il limite l'ha davvero oltrepassato, rinnovando ogni volta la scommessa sulla potenza della parola e sfidando il nichilismo e il suo doppio, l'integralismo, attraverso la gioiosa esplosione polifonica del linguaggio. «Se priviamo gli uomini dell'infinitamente grande», scriveva Dostoevskij, «non vorranno più vivere, moriranno di disperazione. L'illimitato e l'infinito sono così indispensabili all'uomo come il piccolo pianeta su cui abita». Lettrice d'eccezione di Dostoevskij, Julia Kristeva ne svela in questo densissimo libro la sorprendente attualità. I personaggi parossistici e autodistruttori che popolano le sue opere, fra mostri patetici e insetti insignificanti, presentano già la matrice carceraria dell'universo totalitario, che si rivelerà nella Shoah, o nel Gulag, e che oggi viviamo nel controllo operato dall'onnipresenza della tecnica. Dostoevskij, dunque, «profeta della nostra modernità»: attraverso la lettura di Kristeva l'uomo entra con la sua opera nel terzo millennio dove, infine, «tutto è permesso». E le angosce degli internauti si fondono, nel sottosuolo, ai demoni di Dostoevskij.