Leonardo Codice del Volo. Con commentario
Leonardo Da Vinci
Antiche scritture Alis Grave Nil
Prestigiosa copia FAC-SIMILE, pagine f.to cm. 15x21 - Commentario con rilegatura in pelle cm. 22x30 con Scatola in pelle, stampa a fuoco in oro cm 26x34.
Padova, 2015; ril. in pelle in cofanetto, pp. 182, tavv. col., cm 25,5x34.
Testo in:
Peso: 1.72 kg
Scritto nel noto stile "a specchio" tipico di Da Vinci - Leonardo usava scrivere da destra a sinistra per rendere confidenziali i suoi scritti - il codice è una collezione di appunti e disegni che anticipano i principi aereodinamici del volo meccanico attraverso lo studio del comportamento degli uccelli.
Il prezioso codice è custodito dal 1893 presso la Biblioteca Reale di Torino e non è visibile al pubblico. Ha lasciato l'Italia solo tre volte negli ultimi 120 anni, ma prima di allora ha avuto viaggi avventurosi. Trafugato da Napoleone e portato in Francia, venne poi trasferito in Inghilterra, suddiviso in fogli separati e persino fatto arrivare in Siberia prima di tornare in Italia, dove è stato riassemblato. Dall' agosto 2013, una copia digitale del codice è anche su Marte, dove è stata trasportata su un chip a bordo della sonda Curiosity, come documentato dalla Rai.
Leonardo aveva già disegnato l'ornitottero, una macchina voltante il cui meccanismo viene alimentato da ali, e di cui un modello è esposto al museo de Washington. Ma è il codice a documentare lo studio minuzioso del volo. Tra i disegni più visionari nel quaderno ci è persino un progetto di "airbag" per proteggere il pilota. "Leonardo è il simbolo del genio umano. La sua ricerca ci ha portato nello spazio", ha detto l'astronauta Luca Parmitano in un video messaggio alla Stazione spaziale internazionale.
Leonardo ha scritto il Codice del Volo intorno all'anno 1505, tornato a Firenze dopo un lungo periodo trascorso a Milano. La datazione del manoscritto è confermata da una citazione dello stesso Leonardo al foglio 17v, pagina in cui annota di aver visto un uccello spiccare il volo: il cortone, uccello di rapina ch'io vidi andando a Fiesole sopra il loco del Barbiga, nel '5 adì 14 di marzo.
Il nome del codice è dovuto all'argomento dei testi e dei disegni. In particolare inizia ad analizzare il volo e la struttura degli uccelli per poi passare al disegno di macchine volanti. È leggenda l'episodio di un suo tentativo fallito dalla collina di Montececeri a Fiesole. Il manoscritto prende il proprio nome dai contenuti, l'analisi del volo degli uccelli, ma in realtà è molto di più. Questo piccolo quaderno non è una semplice raccolta eterogenea di appunti e idee, ma un metodico tentativo di Leonardo di analizzare e proporre nuove idee sull'argomento del volo. Leonardo coltivava l'idea di un grande trattato sul volo diviso in quattro volumi, ma purtroppo non ha mai portato a termine quest'opera. Il Codice del Volo può essere considerato come la summa dei pensieri di Leonardo sul volo, ma non solo. Tra i testi, insolitamente ordinati e copiosi, e i disegni del Codice si "nasconde" il progetto della macchina volante più evoluta di Leonardo, che prende il nome dall'uccello che lui stesso dichiara di osservare: il Grande nibbio. Leonardo descrive questo progetto con grande minuzia di particolari. Ne indica le dimensioni, i materiali da impiegare nella costruzione, la posizione del pilota, la collocazione del baricentro, fatto quest'ultimo indispensabile per la costruzione di qualsiasi "oggetto volante". In più di un'occasione Leonardo impartisce al pilota, o al lettore del Codice, le istruzioni per pilotare il Grande nibbio. Ad esempio al foglio 6v Leonardo scrive: "Sempre il moto dell'uccello debe essere sopra alli nugoli, acciò che l'alia non si bagni, e per iscoprire più paesi, e per fugire il pericolo della revoluzione de' venti infralle foce de' monti, li quali son senpre pieni di gruppi e retrosi di venti. E oltre a di questo, se lo uccello si voltassi sotto sopra, tu ài largo tenpo a rivoltarlo in contrario, colli già dati ordini, prima che esso ricaggia alla terra."
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