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Dalle bugie alla verità

Di Carlo Edizioni

Reggio Emilia, 2023; br., pp. 417, cm 14x21,5.

EAN13: 9791281566194

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


L’eterna lotta tra il bene e il male è il tema intorno al quale si costruisce l’articolata trama del romanzo “Dalle bugie alla verità” con il quale Lilli Maggi, autrice apprezzata dal pubblico dei lettori per la sua raffinata produzione poetica, esordisce nelle vesti di scrittrice in prosa.

Protagonista del suo primo lavoro di narrativa è un personaggio che ci è familiare già dall’infanzia: si tratta di Pinocchio, il burattino di legno che nella celeberrima favola di Collodi, dopo molte peripezie, si trasforma in un essere umano.

Va subito rilevato che il testo della Maggi è molto più di una banale rivisitazione dell’opera collodiana della quale, in realtà, aspira a essere un’originale e suggestiva continuazione.

Infatti nel romanzo della scrittrice pugliese, attraverso una serie di vicende che rivestono anch’esse un carattere iniziatico, l’ex burattino sperimenta in modo integrale la sua nuova condizione umana, un aspetto che viene, invece, tralasciato nel capolavoro dello scrittore toscano: utilizzando le categorie interpretative offerte dalla psicologia junghiana potremmo dire che il processo d’individuazione attraverso il quale il burattino si trasforma in essere umano, cominciato nella favola di Collodi, trova il suo compimento nel lavoro di Lilli Maggi perché, finalmente, l’Io si integra nel Sé e la trasformazione del pezzo di legno in uomo può dirsi, a tutti gli effetti, compiuta non solo sul piano fisico ma anche nella dimensione psichica.[1]

Questo processo trasformativo è riassunto in modo eccellente nel titolo del romanzo: “Dalle bugie alla verità”.

Nella parte iniziale del racconto Pinocchio si trasferisce a Milano dove è amorevolmente accolto nella casa e nell’azienda del suo padrino, il Grillo Parlante; mentre viaggia in treno alla volta della metropoli lombarda egli conosce Adelma, una giovane donna originaria della Puglia anche lei diretta a Milano: i due s’innamorano, si sposano e hanno una figlia che chiamano Ullah.

La nuova vita di Pinocchio prosegue, dunque, felicemente attraversando le tappe canoniche di un’agiata esistenza borghese fino a quando una mattina Ullah, ormai adolescente, viene rapita da una spietata organizzazione di esseri alieni, gl’Ismeni, che vuole utilizzare il suo dna per acquistare l’immortalità.

Il padre si mette alla ricerca del luogo dove la figlia è segregata, nel disperato tentativo di salvarla dalla fine terribile alla quale gli alieni l’hanno destinata.

A questo punto la trama del romanzo si complica e si arricchisce di vicende e di colpi di scena fino a giungere al lieto epilogo che vede la ragazza tornare a casa sana e salva.

Stupisce favorevolmente in una scrittrice al suo esordio narrativo, l’abilità con la quale Lilli Maggi tesse la trama del suo romanzo, assemblando con sapienza generi letterari diversi che vanno dalla favola, al fantasy, alla fantascienza, all’horror, al thriller, al romanzo formativo e, con una trovata geniale, dopo aver dato un nuovo volto ad alcuni personaggi collodiani, fa interagire protagonisti di fiabe diverse il cui incontro, nel susseguirsi degli eventi in cui la narrazione si dipana, non è affidato al caso ma mira, in modo particolare, a propiziare determinate fasi del processo di maturazione, d’individuazione direbbe Jung, di Pinocchio.

Una creazione letteraria, per quanto frutto della fantasia del suo autore, non è mai del tutto avulsa dall’influenza del contesto storico nel quale è concepita: si avverte nell’opera di Lilli Maggi la diffusa inquietudine che sta attraversando l’immaginario collettivo di fronte ad alcuni incredibili traguardi raggiunti dalla tecnoscienza e alla prospettiva transumana che essi assecondano, nella consapevolezza che i sogni, talvolta veri e propri incubi, partoriti dalla letteratura fantascientifica, anche quelli apparentemente più inverosimili, spesso possono diventare realtà, come la storia ci ha, tristemente, insegnato.

La mole dell’opera non deve scoraggiare l’aspirante lettore: essa appare pienamente giustificata dalla necessità di sviluppare adeguatamente la complessa trama che l’autrice ha inteso narrare, mentre lo stile accattivante della sua scrittura, mai ridondante e autocompiaciuta, si rivela ricco di registri emotivi capaci di rendere vividamente le vicende che descrive, grazie anche all’abilità introspettiva con la quale la scrittrice pugliese disegna la psicologia dei personaggi che animano la sua creatura letteraria, stimolando l’interesse del lettore, catturato anche dalla crescente atmosfera di suspence che culmina nel lieto finale della storia.

In conclusione rivolgiamo a Lilli Maggi l’augurio che “Dalle bugie alla verità”, opera sicuramente meritevole di essere letta per le ragioni che sono state fin qui sinteticamente esposte, non rappresenti soltanto il suo esordio letterario ma costituisca il primo di altri pregevoli romanzi.

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