L'Accademia di Belle Arti e L'Accademia Clementina di Bologna
Lipparini Giuseppe
Minerva Edizioni
Edizione anastatica con l'introduzione di Andrea Emiliani.
Argelato, 2003; br., pp. 216, 16 ill. b/n, cm 19,5x27.
ISBN: 88-7381-058-6 - EAN13: 9788873810582
Soggetto: Pittura,Ristampe anastatiche, Epistolari,Saggi (Arte o Architettura),Saggi Storici
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Emilia Romagna
Testo in:
Peso: 0.54 kg
Nazionale delle Belle Arti (1803) assume per l'opinione artistica bolognese un profondo significato. Tra le due istituzioni si getta un ponte che lo stesso Giuseppe Bossi, straordinario progettista delle tre Accademie cisalpine (Milano, Bologna, Venezia), consolida sul piano di un deciso pragmatismo operativo. Non appena avviata, la nuova Accademia affianca al nuovo organico, selezionato tra Bologna e la Romagna, i protagonisti superstiti della Clementina. La prosecuzione ha aspetti di consistente importanza, non foss'altro perché l'intera città sembra durevolmente alleata con la sua stessa tradizione, quella di un classicismo naturalistico e di una eloquenza accademica che l'obbliga a rifiutare i sintomi di novità - del resto appena affiorati - del più militante neoclassicismo, faentino o milanese che fosse.
Una vicenda, questa della fondazione accademica del 1803, che annovera molti attori tratti dal nuovo e dall'antico, di qualità professionale elevata anche se non memorabile. Sembra quasi che la desistenza di Pelagio Palagi apra una falla nella navigazione
verso un miglior futuro. Il fallimento del piano di riforma della letteratura e delle arti che stava nel cuore di Pietro Giordani sembra a sua volta rinserrare l'arte bolognese in una crisi secolare spezzata solo dall'ornatismo squisito e innovativo di Antonio Basoli. Il secolo XIX pare davvero svuotato di quella grande storia nella quale pure era sbocciato. La morte di Gaetano Gandolfi e la fine della Clementina, con la scomparsa di Ludovico Savioli, chiudono le porte della garanzia tanto amata della storia, e non aprono promesse fino alla nascita di Giorgio Morandi. Giuseppe Lipparini, scrittore raffinato di storia e presidente dell'Accademia di Belle Arti negli anni 30, ha voluto dettare questa storia istituzionale che noi abbiamo sempre trovato onesta ed integra, informata e sapiente: e che oggi ristampiamo in anastatica dell'edizione Le Monnier 1941, che ebbe la ventura di scomparire di fronte all'immane disastro della guerra. Si tratta di un contributo basilare, al contrario, che le celebrazioni del Bicentenario delle Belle Arti adottano e tornano a diffondere per la sua esemplare forma critica e storica. E per la dignità che ricorda in questo mondo anche una storia più recente. Prima del ritorno di Bologna al modo più vasto delle arti figurative e alla stessa architettura.
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