Autocensura e compromesso nel pensiero politico di Kant
Bibliopolis
Napoli, 2007; br., pp. 254, cm 15x21,5.
(Saggi Bibliopolis. 93).
collana: Saggi Bibliopolis
ISBN: 88-7088-516-X
- EAN13: 9788870885163
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Testo in:
Peso: 0.36 kg
Considerato da non pochi dei suoi contemporanei come un "democratico radicale ", Kant è stato in seguito stilizzato da una radicata e composita tradizione interpretativa a teorico dell'obbedienza all'autorità costituita, e questo a causa della sua negazione del diritto di resistenza. Punto di partenza della presente ricerca è proprio tale negazione: essa, mentre rassicurava le corti tedesche, al tempo stesso permetteva di affermare l'irreversibilità della Rivoluzione francese. Emerge qui con chiarezza la ricercata "ambiguità ", la " doppiezza" di Kant, costretto ad un logorante esercizio di autocensura, ad una continua dissimulazione, tormentosa anche sul piano morale, per sfuggire al controllo delle autorità di censura e del potere politico. In questo quadro si procede ad una rilettura del pensiero politico di Kant; che, se è sufficientemente noto il difficile rapporto del filosofo con la censura, non sembra sia stata finora indagata la connessione tra "persecuzione e arte dello scrivere"; ma forse è solo questa indagine che può permetterci di sbarazzarci dell'oleografia tradizionale, per collocare Kant in una luce nuova, più umanamente drammatica e inquietante.