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Antonio Del Grande. Per un «altro» Seicento romano

Alinea Editrice

Presentazione di Salvatore Dierna.
Firenze, 2006; br., pp. 344, ill. b/n, cm 19,5x27.
(Progetto Tecnologia Ambiente. Collana diretta da Salvatore Dierna. Fondamenti di Teoria e Metodo. 3.).

collana: Progetto Tecnologia Ambiente. Fondamenti di Teoria e Metodo

ISBN: 88-6055-092-0 - EAN13: 9788860550927

Soggetto: Architetti e Studi,Arte Libraria (Carte, Mappe, Codici Miniati),Città,Restauro Tecniche di conservazione Beni Culturali,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1960- Contemporaneo

Luoghi: Roma

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.3 kg


Sulle prime, questo poderoso lavoro di Luca Maggi sembra semplicemente teso a chiarire l'apporto dato, nel dibattito architettonico del Seicento romano dall'emblematica anche se poco studiata figura di Antonio Del Grande; ci si rende poi conto, leggendo questo libro, di quanto questo attivissimo architetto sia stato poco valorizzato in quanto, in sostanza estraneo alla dominante temperie barocca di cui è intrisa la storiografia del periodo.
Il lavoro di Maggi, quindi, ci giunge oggi in qualche modo inaspettato.
Da lungo tempo la critica guarda al Seicento romano con la sicurezza e la consuetudine con cui si guarda un panorama magari suggestivo -ma ben noto- dalle finestre della propria abitazione: di esso si conosce tutto ciò che immediatamente appare, e si cercano dunque scorci e particolari più nascosti per una questione di passione insoluta o, più prosaicamente di completezza conoscitiva. Ecco allora la vasta saggistica, anche recente, ancora su Francesco Borromini e sugli altri principali innovatori dell'epoca, con attente riletture di eventi e grandi tematiche o, a volte, con stimolanti addizioni critiche. L'opera di Luca Maggi è diversa. A conti fatti, essa non è esattamente un ulteriore studio monografico su un pur originale artefice della Roma del Seicento. Diciamo piuttosto che, con l'occasione di un solido studio monografico su Del Grande, Maggi trova l'apertura per una nuova fase critica sull'intero periodo, superando l'accentazione esclusiva delle avanguardie a scapito della moltitudine 'silenziosa' di opere e operatori che contemporaneamente si muovono in una tenace tradizione, riconducibile, semmai, ad esperienze del secolo precedente.
Proprio in questo senso, l'indagine sulla personalità di Del Grande è partita innanzitutto da un compiuto studio su una mole significativa di materiale documentario sinora noto, o meglio, ignorato dalla critica, dedita principalmente allo studio della "tendenza egemone" del Seicento, cioè il Barocco. Da questo fondamentale lavoro di ricerca emergono chiaramente notizie di opere, vicende e tendenze del tutto inedite sulla vita e l'attività sia di Del Grande che di altri suoi contemporanei, ai quali, dopo la lettura di questo libro, restano quantomai strette le definizioni di "minori" o di generazione grigia" usate così spesso in passato. "Minori" nella loro cultura professionale o "minori" nella loro capacità creativa? E, nel primo caso, rispetto a quale altra cultura?
Rispetto a questa posizione critica -così fortemente innovativa- rischia quasi di restare in secondo piano la stessa oggettività del lavoro filologico svolto da Luca Maggi. La maggior parte delle opere di Del Grande, esaminate a partire dalle nuove acquisizioni documentarie, era sconosciuta o appena menzionata da alcune fonti bibliografiche. Da questo libro, Del Grande emerge come figura autonoma rispetto alla poetica dei principali maestri del Barocco, seppur vicino a costoro nelle ordinarie vicissitudini professionali, come con Borromini a S. Agnese. Le caratteristiche del suo operare determinano dunque uno specifico atteggiamento formativo, così da inserire la sua lunga attività tra quelle caratterizzanti, di fatto, il Seicento romano e laziale.
C'è da sperare che questo significativo lavoro di Luca Maggi imponga al dibattito architettonico sul Seicento la stessa svolta qui segnata: innanzitutto nel metodo, al fine di evitare posizioni critiche distanti dalla reale produzione architettonica, emergente anche dal vasto patrimonio documentario spesso tutto da scoprire; in secondo luogo nell'apertura alle possibili diversità, per non accomodarsi comunque su quelle stesse posizioni, ancorché inaridite.

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