Storia psicologica della Prima Guerra Mondiale. L'uso delle false notizie nella Grande Guerra
Castelvecchi
A cura di Mores F.
Traduzione di Bresolin A. e Rosa A.
Roma, 2018; br., pp. 87.
(Le Navi).
collana: Le Navi
ISBN: 88-3282-302-0
- EAN13: 9788832823028
Soggetto: Saggi Storici
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Testo in:
Peso: 0.42 kg
«Alcuni falsi racconti hanno fatto sollevare le folle. La vita dell'umanità è piena di false notizie, in tutta la molteplicità delle loro forme semplici dicerie, imposture, leggende. Come nascono? Da quali elementi traggono la loro sostanza? Come si diffondono, diventando sempre più grandi mano a mano che passano di bocca in bocca o di scritto in scritto? Nessuna domanda più di questa merita di appassionare chi ami riflettere sulla Storia» Oggi, quello delle "fake news" è sicuramente uno dei fenomeni più discussi. Internet e i social ci inondano ogni giorno con migliaia di notizie false o volutamente manipolate che finiscono spesso, come ha dimostrato il caso della Brexit, per condizionare pesantemente l'opinione pubblica. Eppure già un secolo fa, all'indomani della Prima Guerra Mondiale, uno degli storici più importanti del Novecento, Marc Bloch, si interrogava su questi fenomeni. Nelle sue "Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra" (1921), Bloch - in dialogo con "I crimini tedeschi provati con testimonianze tedesche" (1915) di Joseph Bédier - ricostruisce la rete di passaparola fra il fronte, le retrovie e l'opinione pubblica attraverso il caso della cattura di un riservista di Brema, trasformato dalla vox populi in una spia tedesca in incognito in Francia.