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Mattia Biagi Black Tar

Skira

Milano, OFFICINE DELLÂ'IMMAGINE, 27 gennaio - 6 marzo 2011.
Milano, Officine dell'Immagine, 27 gennaio - 6 marzo 2011.
Milano, 2011; br., pp. 72, ill., 40 tavv. col., cm 24x28.
(Arte Moderna. Cataloghi).

collana: Arte Moderna. Cataloghi

ISBN: 88-572-0979-2 - EAN13: 9788857209791

Soggetto: Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura),Scultura e Arti Decorative - Monografie

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.5 kg


Pubblicata in occasione della personale dal titolo Black Tar (catrame), la monografia raccoglie una quarantina di lavori che documentano la recente ricerca dell'artista ravennate, talento eclettico e raffinato, capace di elaborare un processo creativo innovativo e che lo ha portato, dopo gli inizi milanesi e la collaborazione con il designer Giulio Cappellini, a trasferirsi a Los Angeles e ad avvicinarsi al catrame come mezzo espressivo. Fu la visita al La Brea park di Los Angeles, un'area geologica caratterizzata da giacimenti di catrame, pieni di fossili perfettamente conservati, a guidarlo verso questa sua cifra stilistica.
È qui che nasce il black tar, pratica creativa che Mattia Biagi trasforma in rito: rivestire di catrame, con una sofisticata tecnica, oggetti di uso comune, assunti quali icone rappresentative di un personale messaggio. L'artista viene così a creare una nuova forma estetica che cristallizza la struttura originaria, esaltandola attraverso uno strato denso di catrame; la luce naturale riflette le sfaccettature lucide e opache dell'opera stessa, come un diamante nero. Il contrasto tra oggetto riconoscibile e oggetto non fruibile è una delle chiavi di lettura delle sue opere, dove anche un tenero Teddy Bear non è più solo un ricordo dell'infanzia, ma diventa l'immagine di un'innocenza perduta.
"Il catrame è il mio 'mezzo espressivo' - osserva lo stesso Mattia Biagi; mi piace perché rende solido il colore nero, permettendo di intravedere ancora la forma dell'oggetto".
Questo processo non risparmia gli strumenti musicali: un'arpa, una chitarra, una viola, oggetti destinati a non suonare più ma che, grazie al black tar, ottengono una nuova bellezza. E poi armi da guerra che, per mezzo del catrame, non potranno più arrecare danno, né distruzione in questo contesto artistico; oggetti di morte, cui il catrame ha tolto la loro funzione.
L'artista compie così una riflessione intima sulla religione; il catrame applicato all'iconografia sacra perde qualsiasi connotazione blasfema, ed enfatizza il suo personale percorso di fede. Jesus save us, un crocifisso ligneo alto più di due metri, è il paradigma di questa sezione.

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