Pro Marcello. Volgarizzamento toscano già attribuito a Leonardo Bruni
Sismel - Edizioni del Galluzzo
A cura di S. Berti.
Testo Italiano e Latino.
Tavarnuzze, 2010; ril., pp. 218.
(Ritorno Classici. Antichi Volgarizzamenti. 3ter).
collana: Ritorno Classici. Antichi Volgarizzamenti
ISBN: 88-8450-371-X
- EAN13: 9788884503718
Testo in:
Peso: 1.15 kg
Il volgarizzamento toscano della Pro Marcello di Cicerone, che qui si pubblica per la prima volta in edizione critica, venne composto verosimilmente intorno agli anni Trenta del Quattrocento, in un periodo cruciale per la politica e la cultura fiorentina, quando Cosimo il Vecchio ritornò dall'esilio ed ascese al governo della città. Il traduttore si rivela un esperto conoscitore del latino, al passo con la nuova cultura umanistica. In passato è stato a volte identificato, sulla scorta dell'intestazione di alcuni dei manoscritti allora noti, nella persona di Leonardo Bruni, ma l'analisi complessiva della tradizione e le relazioni genealogiche dei sessantuno testimoni qui censiti non permettono più di accettare una tale attribuzione: il volgarizzamento deve considerarsi, allo stato delle ricerche, anonimo. Il testo fu spesso trascritto all'interno di miscellanee volgari dalle caratteristiche ben definite, che raccolgono esempi epistolografici ed oratorî di autori classici o di moderni illustri, e che appaiono formate ad uso dei cittadini fiorentini, i quali, per ottemperare alle consuetudini e agli ordinamenti vigenti nella Repubblica, erano sovente chiamati a pronunciare discorsi in pubblico. Si può anzi pensare che questa traduzione, che soppiantò il precedente volgarizzamento a opera di Brunetto Latini, sia stata approntata appositamente per questo genere di raccolte. Il nuovo volgarizzamento, però, ha avuto anche un'ampia circolazione in miscellanee private di natura diversa, nelle quali predomina piuttosto l'interesse dei mercanti per la letteratura romanza e i contenuti edificanti. Le due differenti tipologie della trasmissione del testo trovano un significativo riscontro nella fondamentale bipartizione della tradizione in due distinte famiglie. Tra umanisti e mercanti, dunque, nacque e si diffuse il volgarizzamento qui pubblicato, che dimostra un aspetto nuovo e particolare della vitalità e del significato del confronto con le opere di Cicerone nella Firenze del secolo XV. Esso testimonia in effetti l'esigenza dell'oratoria fiorentina, agli albori dell'affermazione del governo dei Medici, di rifarsi sempre più alla logica della grazia e della clemenza dei nuovi Cesari, anziché rispondere alle esigenze dettate dal rispetto della legge.