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Il maresciallo rosso. Giuseppe gracceva. Dall'antifascismo militante alla resistenza. Roma 1922-1945

Odradek

Roma, 2024; br., pp. 232, cm 15x21.
(BLU. STORIA E POLITICA).

collana: Blu di Storia e Politica

ISBN: 88-96487-90-0 - EAN13: 9788896487907

Soggetto: Società e Tradizioni

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


Gracceva, chi era costui? Alla domanda (di manzoniana memoria), dà risposta la video-intervista di Gianni Bisiach, realizzata nel 1978 nella famigerata "prigione" romana di via Tasso dove era rimasto, nella cella n. 10, per 58 giorni in totale isolamento, prima della liberazione della capitale. Nell'uomo mite e schivo che vi compare, si stenta a riconoscere il leggendario "Maresciallo rosso", "compagno" di Pertini e di Nenni, che fino alla sua cattura guidò a Roma la Resistenza socialista a capo delle Brigate Matteotti. Antifascista militante fin dalla presa del potere di Mussolini, più volte arrestato e condannato, fu protagonista d'eccezione dell'apporto dei socialisti e della città a quel movimento di Resistenza nazionale che a Roma vide il suo avvio l'8 settembre '43. Pianificando con intelligenza le azioni di guerriglia, intervenendo in prima persona dove maggiore era il pericolo, portò l'organizzazione militare al più alto grado di efficienza. Figura carismatica e trascinatrice, popolarissimo poté contare sul diffuso sentimento antinazista della popolazione romana, le cui difficili condizioni di vita lui, popolano, lavoratore, condivideva e conosceva bene. Inafferrabile, fu l'incubo di Kappler, riuscendo a lungo a sfuggire alla sua caccia. Solo la delazione di un infiltrato permise alle SS di catturarlo in modo rocambolesco. Né la promessa della libertà, né le minacce di ritorsioni su famiglia e figli, né le sevizie e le feroci torture nei lunghissimi interrogatori riuscirono a farlo parlare. In quel silenzio opposto con ostinato coraggio è tutta la drammatica responsabilità del suo ruolo militare e politico. L'arrivo degli alleati il 4 giugno impedì la sua esecuzione. Il suo coraggio quasi temerario gli valse la medaglia d'argento al VM e il riconoscimento di "Partigiano combattente ferito" col grado di tenente colonnello.

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