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Rame, inchiostro e bulino. Iconografie sacre e profane nelle incisioni dei Sadeler dei musei civici di Vicenza

Angelo Colla Editore

Costabissara, 2004; br., pp. 64, 88 ill. col., cm 30x24,5.

ISBN: 88-900990-4-6 - EAN13: 9788890099045

Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura)

Periodo: Nessun Periodo

Luoghi: Nessun Luogo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.343 kg


Per la prima volta sarà presentato al pubblico parte del fondo vicentino di grafica costituito dalle circa 600 incisioni a bulino ad opera di autori fiammingo-olandesi, assegnando in questo primo appuntamento un ruolo di assoluto rilievo all'opera dei Sadeler.

I fondi che compongono la collezione, provenienti dai lasciti ottocenteschi dei nobili vicentini "illuminati" quali ad esempio, Chiara Sangiovanni (1824), Giampaolo Vajenti (1851) e Carlo Balzafiori (1864), sono attualmente conservati nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.

Quest'ultimo consta di 4823 fogli incisi e a stampa e circa 3000 disegni tra cui si possono annoverare 23 capolavori autografi di Palladio e lo stupefacente taccuino di Vincenzo Scamozzi, suo illustre allievo.

L'inedito corpus sadeleriano, comprendente oltre cento stampe che originariamente si presentavano rilegate per la metà in quattro album mentre le altre in fogli liberi, andrà a ripercorrere i molteplici aspetti dell'intensa attività di questa fiorente bottega di incisori nell'Europa a cavallo tra XVI e XVII secolo, presentando al pubblico di specialisti e non, vere e propie rarità altrimenti non reperibili nei fondi italiani ed europei.

Le difficilissime condizioni sociali, religiose, politiche ed economiche , determinate dalle guerre d'Indipendenza, costrinsero Jan, Raphael, Aegidius e Justus Sadeler a lasciare Anversa e le Fiandre. Approdando nelle maggiori piazze commerciali dell'epoca, seppero reinventarsi in qualità di editori e mercanti di stampe e dipinti, intrattenendo strette quanto feconde relazioni con i più noti collezionisti d'arte sia italiani che francesi.

Giunsero in Italia intorno al 1595, stabilendosi infine a Venezia, dove avviarono una fiorente bottega che seppe distinguersi da subito per la committenza assai prestigiosa: da Rodolfo II sino a Papa Clemente VIII Aldobrandini.

L'immediatezza esecutiva, coniugata con l'eleganza del segno e la raffinata modulazione chiaroscurale, contraddistinsero i Sadeler nella traduzione a stampa delle opere dei pittori maggiormente all'epoca apprezzati, tra i quali spiccano Jan Bruegel detto dei Velluti, Petrus Candid, Albrecht Dürer, Tintoretto, Tiziano.

Le due Adorazioni, tratte da Jacopo Bassano, incise rispettivamente da Jan e Raphael Sadeler tra il 1598 e il 1599, costituiscono un'occasione preziosa per risalire ai due capolavori del maestro veneto andati perduti, di cui le incisioni ne tramandano il ricordo.

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