Anatomia di un tramonto
Campanotto Editore
Pasian di Prato, 2024; br., pp. 112.
ISBN: 88-456-1831-5
- EAN13: 9788845618314
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[...] La caduta diventa il tema di molte pagine, Trieste splendida e immota osserva l'invasione - e non dimentica. Da lì in poi i versi ripensano la propria misura, suggeriscono l'idea che la sostanza femminile e maschile sia affondata nel fango del terzo millennio, e dunque si prospetti un'epoca di guerra in cui il cuore viene dato da dormienti irragionevoli, sragionati, prede d'incendiati sogni. E la notte, eccola pronta a mangiarci fuori stagione. In alcune poesie si fa largo l'appunto geografico, latitudine e longitudine come adempimento, un esserci fisico che desidera un pur minimo dialogo. Ogni poesia si fa viandante in cerca di terreno abitabile, non privandosi di parole pacifiche. Il centro del libro è questo. Pietà che varca i confini d'esperienza e innocenza, e diventa urgenza da affermare. Perché le parole siano oggetti e temi contro i conflitti. Mentre i venti dell'Est portano secchezze e corpi spezzati, i più a occidente si atrofizzano davanti a "schermi azzurrini", e finisce il tempo. Marina, donna che vive sul confine, conserva le proprietà delle zone di frontiera: lucidi sguardi e gambe forti, essenziali alla sopravvivenza. È la Zona centrale di Anatomia di un tramonto: dove le voci diventano molteplici, e l'autrice sfida il tempo in favore di un bene comune, avendo in mente la fiamma della lingua poetica pensata da Brodskij. Traccia e scalfisce, questa lingua, diventa inquirente di una violenta situazione "privata" a cui la poetessa risponde con l'allarme, e tenta contromisure verso la faglia dove bivaccano nuove droghe e tendenze illegittime. La porta, verso Orienti opposti allo scivolamento nel grigio, è socchiusa ma sono molte le "impossibilità" d'esistere (come ammetteva Zanzotto) della poesia, così come molte erano le possibilità nel bel mezzo della morte e della perdita quando i maestri non si scostavano dal movimento della realtà. L'insistenza verso il bello di case e strade continua, ma bisogna essere funamboli per scoprire appigli utili allo slancio, dopo essere emersi dalle trincee: la complessità vitale di Torossi Tevini ha la sua funzione nel rendere ragione alla resistenza, avvertita negli spazi del paesaggio dove l'umano può trovare un'etica per il nuovo secolo. Avere la terra non vuol dire cadervi dentro. Cammino e inciampo hanno bisogno di nessi con i metodi critici di un passato quasi dimenticato ma che in questo libro tornano alla visibilità dov'è più necessario. Nei pressi di chi pensa che la poesia sfugga alle deflagrazioni. Le discontinuità geografiche inquietano il vissuto poetico, e la responsabilità verso il tempo è il nocciolo profondo di una ricerca che vorrebbe riabilitare parole mai dettate. Il tempo oscillante manca di qualità naturali, cancella le stagioni che difendevano dai "colpi del mondo": la conclusione di questo libro è una leggera ammissione di quanto il fluire delle cose generi vocazioni elegiache e sommovimenti ribelli. In fondo è sempre lo stesso vortice agonistico della scrittura a incrociare la vita umana, là dove l'aria si fa più tesa. (dalla Prefazione di Elio Grasso).