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Leopardi tra Leibniz e Locke. Alla ricerca di un orientamento e di un fondamento

Edizioni Carocci

Roma, 2003; br., pp. 304, cm 15x22.
(Lingue e Letterature Carocci. 26).

collana: Lingue e Letterature Carocci

ISBN: 88-430-2474-4 - EAN13: 9788843024742

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.36 kg


Nel pensiero datato 19-22 aprile 1826 e raccolto nello Zibaldone, Leopardi si ingegna inutilmente di debellare la teoria dell'ottimismo di Leibniz, del quale non ha mai letto veramente l'opera: dall'incontro-scontro con il filosofo di Lipsia la sua riflessione esce ridimensionata e mostra tutta la sua debolezza teoretica e argomentativa. Determinante si rivela invece l'incontro con l'opera di Locke, in particolare con il Saggio filosofico sull'intelletto umano, che il poeta conosce attraverso la versione francese del Coste e il Compendio del Winne, tradotto da Francesco Soave. Non solo la gnoseologia, ma anche la psicologia del Recanatese è di impronta lockiana, attraverso quel rapporto tra desiderio (del conoscere e del piacere) e inquietudine che costituisce, fino alla Ginestra, l'asse portante della sua filosofia. Al filosofo inglese rinviano anche la sua critica all'innatismo di Platone e dei cartesiani e il funzionamento dell'archetipo "siepe" dell'Infinito, omologabile, per valenza, alle mura adamantine del Saggio lockiano.

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