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Tolentino. Il Museo Civico Archeologico "Aristide Gentiloni Silverj". Guida breve

Roberto Scocco Edizioni

Presentazione di Giuliano de Marinis, Giuseppe Foglia e Agnese Massi Secondari.
Macerata, 2002; br., pp. 94, ill. b/n e col., cm 15x24.
(Marcheologia. Collana didattica).

collana: Marcheologia

Soggetto: Collezioni

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Luoghi: Umbria e Marche

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.27 kg


Il Museo Civico Archeologico di Tolentino, istituito nel 1882 con delibera comunale del 30 settembre, è tra i primi nati nelle Marche. È dedicato al suo fondatore il Conte Aristide Gentiloni Silverj (1844-1936) Regio Ispettore degli Scavi e Monumenti per la provincia di Macerata dal 1880, che, inserito a pieno titolo nel panorama culturale dell'ottocento marchigiano, fu appassionato studioso di archeologia e storia e Direttore del Museo dall'anno della fondazione al 1936.
La disponibilità iniziale del ricercatore, a cui è titolato, a donare i materiali archeologici provenienti da scavi da lui effettuati dal 1879 al 1882 e dalla sua raccolta privata, furono la base di fondazione della struttura pubblica.
Da subito finanziato con fondi ministeriali e municipali, negli anni successivi fu incrementato con materiali frutto di ulteriori scavi sul territorio effettuati dal Gentiloni, dalla raccolta sistematica dell'esistente e da donazioni da parte di privati. Il materiale, per la gran parte proveniente dai circa 100 corredi tombali, fu da subito ordinato scrupolosamente e fornito di scientifici Diari di Scavo e di Inventari. Materiali da Tolentino furono inviati nel 1914 alla Esposizione della Archeologia Marchigiana a Milano ed altri hanno incrementato il Museo Archeologico delle Marche in Ancona: è lì conservato dal 1911 il prezioso ciottolo figurato con figura femminile e testa di erbivoro scoperto a Tolentino nel 1884, eccezionale testimonianza da riferire al Paleolitico superiore. Dopo un periodo di chiusura dal 1926 al 1938, la struttura, a seguito di varie vicende, è stata riaperta al pubblico nel 1974.

Il Museo Civico Archeologico "Aristide Gentiloni Silverj" è oggi sistemato nell'ala nord del Castello della Rancia.

I materiali conservati, testimonianza archeologica direttamente pertinente alla più antica storia della città e al suo territorio, provengono per la gran parte dai contesti di scavo ottocentesco e da rinvenimenti isolati dal Comune.
Tra i materiali litici presenti da notare l'amigdala in selce rossa databile al Paleolitico inferiore, la serie di punte di freccia del Neolitico ed Eneolitico e le 16 asce di pietra levigata.
Dalle Necropoli scavate negli anni 1879-1884 e tutte situate al di fuori dell'attuale centro storico provengono i reperti più significativi per la storia dell'antico sito, ascrivibili alla civiltà picena, fiorita durante l'età del ferro dal IX al III sec. a.C. nella zona compresa tra i fiumi Foglia e Pescara ed il tratto appenninico.
La Necropoli Rotondo ha restituito il corredo di VIII sec. a.C. con fibula a sanguisuga, ribattini e fibula con nucleo di ambra; interessanti i corredi delle cinque tombe della Necropoli Bura con circoli di pietre, datate al VII sec. a.C. tra cui una fibula a drago con antenne, pendagli e vasi d'impasto; dalla Necropoli Benadduci il corredo della T. 23 di età orientalizzante con carro da guerra e morsi di cavallo in ferro; dalla Necropoli S.Egidio corredi del VI-IV sec. con prodotti di importazione etrusca, tra cui lo stamnos della tomba 8. Notevole anche il corredo della tomba detta di Porta del Ponte con vasellame bronzeo etrusco ed una serie di anse figurate con signore dei cavalli di produzione locale.
Belle le ceramiche attiche provenienti dalla Necropoli Settedolori, a figure nere (tombe 31-40) a figure rosse (t. 22) il cratere a colonnette e la kylix da riferire alla scuola del pittore di Pentesilea, fibule e ornamenti vari.
Tra i materiali sporadici dal territorio numerose fibule a sanguisuga e pendagli di tipo piceno, vasellame ed armi bronzee, un bronzetto di Ercole con clava, un'anfora greca a figure nere (Pittore vicino al gruppo di Leagros di fine VI sec. a.C., uno skyphos greco a figure nere e due specchi etruschi datati al 300 a.C..
Per il periodo romano numerose lucerne, pesi, un'ermetta in marmo, la grande statua marmorea di età flavia, riferibile a Giulia figlia di Tito, rinvenuta nel 1508 in contrada S. Egidio ed un'ara di età flavia con bucrani ed encarpo di foglie fiori e frutta.
Appartiene al Museo Civico anche il Lapidarium, ricca raccolta di epigrafi latine, per la gran parte di I sec. d.C. che costituiscono importante testimonianza del periodo romano della città.
A queste se ne aggiungono alcune di epoca tardo-antica e medievale, sempre dal comprensorio del Comune, tra cui l'iscrizione relativa alla costruzione del "Ponte del Diavolo" del 1268 ed un cippo etrusco con iscrizione.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci