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Ossessioni bizantine e cultura artistica in Italia. Tra D'Annunzio, fascismo e dopoguerra

Liguori Editore

Napoli, 2003; br., pp. 472, ill., cm 16x23,5.
(Nuovo Medioevo. 65).

collana: Nuovo Medioevo

ISBN: 88-207-3403-6 - EAN13: 9788820734039

Soggetto: Saggi (Arte o Architettura),Saggi Storici

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Italia

Extra: Arte Bizantina

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.78 kg


Bisanzio, simbolo di corruzione e pedanterie teologiche, epigono decadente della civiltà romana, nell'immaginario dell'Ottocento e del Novecento è impersonata da Teodora, l'imperatrice eretica calunniata da Procopio, il cui ritratto è tramandato dai mosaici di San Vitale a Ravenna. Con Basiliola, la bizantina de La Nave, D'Annunzio creò una emula dell'imperatrice, una Salomè che corrompe con la sua danza la integrità delle genti italiche. Durante il ventennio mussoliniano Parigi democratica diventò per l'ideologia fascista la nuova Bisanzio, l'anti-Roma estetizzante, orientale ed effeminata. Al colorismo e alle raffinatezze dell'arte bizantina furono opposti plasticismo e virilità della tradizione italiana. Gli estimatori moderni di Bisanzio, come Matisse ed i Fauves, e la maggior parte dei critici ed artisti europei, da Picasso a Van Gogh, furono denigrati da critici e artisti del regime fascista, con in testa Soffici, come degenerati, omosessuali o ebrei.

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