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Eterodossia e Vitruvianesimo. Palazzo Naselli a Ferrara 1527-1538

Campisano Editore

Roma, 2013; br., pp. 324, 190 ill. b/n e col., 190 tavv. b/n e col., cm 15,5x21,5.
(Saggi di Storia dell'Arte. 22).

collana: Saggi di Storia dell'Arte

ISBN: 88-98229-07-0 - EAN13: 9788898229079

Soggetto: Architettura e Arte Civile,Saggi (Arte o Architettura),Storia dell'architettura

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Emilia Romagna

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.18 kg


Nella lettera dedicatoria delle Regole generali di architettura, Sebastiano Serlio certifica l'appartenenza di palazzo Naselli alla nuova architettura, e lo inserisce in un elenco di edifici eseguiti da architetti e patrocinati da committenti, che parlano una sorta di lingua comune delle forme. Secondo l'architetto, la modernità del palazzo discende dalla competenza del suo committente, Giuliano Naselli, gratificato nelle pagine del trattato come intendente di architettura insieme all'umanista ferrarese Celio Calcagnini. Muovendo dalle parole di Serlio, il libro ripercorre la vicenda dell'edificio, primo palazzo all'antica costruito a Ferrara, e illustra i legami che intercorrono tra Naselli, protonotario apostolico e canonico della cattedrale di Ferrara, e gli esponenti dei circoli artistici e letterari di diversi centri italiani. La menzione di Calcagnini nelle Regole generali di architettura offre l'occasione per indagare il suo interesse per l'arte del costruire.
L'umanista diviene la chiave d'accesso al panorama degli intendenti di architettura presenti alla corte degli Estensi nel primo Cinquecento. D'altra parte, attraverso la lente di palazzo Naselli, il volume racconta l'introduzione della modernità in campo architettonico nel ducato, proponendo nuove attribuzioni. Inoltre, sulla facciata e nel cortile di palazzo Naselli, si trova un apparato di iscrizioni di grande interesse, un vero e proprio programma ideologico, articolato tramite citazioni dall'opera di Erasmo da Rotterdam e dai testi più letti dagli umanisti del XV e XVI secolo. Un programma che, negli anni della Riforma, rimanda alle controversie religiose ormai diffuse anche a sud delle Alpi.
Si tratta di temi che consentono di esplorare la relazione tra il palazzo ferrarese e alcune fabbriche coeve - palazzo Bocchi a Bologna, palazzo Grimani a Venezia, villa Trissino a Cricoli. L'accurata analisi dell'architettura, il reperimento di documenti inediti e i nuovi dati sulla committenza permettono infine di riflettere sul problema attributivo di palazzo Naselli, e di avanzare una nuova ipotesi.

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