Toccare il Cielo con un Mito. Oratorio di San Lupo
Lubrina Editore
A cura di Zanchi G. e Zucchinali A.
Bergamo, 2021; cartonato, pp. 60, ill. col., tavv. col., cm 17x25.
ISBN: 88-7766-752-4
- EAN13: 9788877667526
Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Collezioni,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.224 kg
In quindici anni di attività espositiva (dal 31 ottobre 2007) l'architettura anomala e vagamente sinistra di San Lupo ha visto passare una ventina di artisti. Qualcuno di essi anche particolarmente celebrato. Altri di prestigio più circoscritto. Ma tutti seriamente impegnati sul piano di una ricerca dai valori indiscutibili. Nessuno, nemmeno i più grandi, ha preso alla leggera uno spazio che può divorare chiunque lo affronti con sufficienza. Ciascuno tuttavia gli ha fatto fronte con energie proprie e armi creative ogni volta encomiabili. L'umiltà non inibisce, socchiude le porte del possibile. Maurizio Mazzoleni immaginava da anni questa sfida, circospetto e silenzioso frequentatore degli agonismi andati in scena in questo luogo, mettendo pazientemente a punto i dettagli di una intuizione subitanea, tenuta in serbo nel tempo e divenuta volontà esplicita al momento giusto. Solo visto questo prisma finalmente innalzato si sono potute comprendere le parole, indefinite e quasi oracolari, che cercavano di farlo presagire nei prodromi della sua realizzazione. La sua impressione di saldezza e insieme di slancio danno ragione della caparbietà con cui è stato concepito fin dal principio. Il suo artefice giura di avervi immesso i suoi ricordi di infanzia, quando da bambino si arrampicava sugli alberi o su qualche colonna di chiesa, pieno di soggezione per certe altezze che fanno venire voglia di essere scalate. Spunta così questa torre di babele per San Lupo, da vecchi giochi trasformati in invenzione, sbocciata dal pavimento come un gigantesco vegetale che cerca la luce e porta con sé tracce di terra divenute segni. Del famoso mito biblico che la ispira, non sembra conservare granché, se non questa impressione di molteplicità raccolta nell'unità di una spinta ascendente, una congerie di figure che solo nel loro insieme possono apparire indiscernibili, mentre uno sguardo attento le può notare tutte uniche, nuove, irripetibili. Dalla prefazione di Giuliano Zanchi.