Se Steve Jobs fosse nato a Napoli
Sperling & Kupfer
Milano, 2013; br., pp. X-177, cm 12,5x19,5.
(Super Bestseller).
collana: Super Bestseller
ISBN: 88-6061-857-6
- EAN13: 9788860618573
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.157 kg
Due ragazzi chiusi in un garage si inventano il computer del futuro: leggero, veloce, dal design innovativo, che non si blocca e non prende virus. Se fossimo in America, la storia avrebbe un lieto fine, fatto di soldi, gloria e successo. È andata così a Steve Jobs e alla sua Apple. Ma siamo a Napoli, dove il genio non basta a cambiare un destino. Lo sanno bene Stefano Lavori e Stefano Vozzini, due ragazzi dei Quartieri Spagnoli, che per avviare l'attività e vendere il loro rivoluzionario computer si scontrano con il peggio del Belpaese: in Italia i prestiti si fanno solo a chi ha già i soldi, le regole sono scritte per gli scemi perché i furbi se le scrivono da soli, i bandi li vincono gli amici di amici, la burocrazia chiude un occhio su chi è ben ammanigliato, ma li tiene spalancati sui poveracci. E ammettendo che i due guaglioni siano abbastanza affamati e folli da non arrendersi, quando ci si mette di mezzo la camorra il loro sogno va letteralmente in fumo. O, almeno, così sembra. Questo racconto, tanto amaro quanto esilarante, è nato come post sul blog dell'autore e in poche ore ha fatto il giro del mondo prima di diventare un libro. Antonio Menna spiega in modo divertito e insieme spietato la condizione di un Paese che sguazza nei suoi mali e incoraggia le buone idee ad andarsene. E ci svela perché da noi la Apple non sarebbe mai nata. E forse Steve Jobs sarebbe finito a vendere le pezze al mercato. Prefazione di Pino Aprile.