Ricordi d'un dissepolto. La tragedia familiare di un poeta nel terremoto di Reggio e Messina
Rubbettino Editore
A cura di Romeo E. M. G.
Soveria Mannelli, 2007; br., pp. 114, cm 13x21.
ISBN: 88-498-1822-X
- EAN13: 9788849818222
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Peso: 0.15 kg
Alle 5,20 del 28 dicembre 1908 una scossa tellurica di inaudita violenza sconvolse le sponde dello Stretto e ridusse a un cumulo di macerie le città di Reggio Calabria e Messina. Il sisma provocò un'ecatombe. Michele Calàuti (Sidemo, 1861-1935) era stato uno degli ultimi poeti romantici. A Roma aveva frequentato i più importanti salotti e collaborato con le principali riviste letterarie, insieme a Giosuè Carducci, Luigi Capuana, Edmondo De Amicis, Salvatore Di Giacomo e tanti altri. Tra i suoi amici, il giovane Gabriele D'Annunzio. Nel 1908 Calàuti aveva 47 anni e alloggiava con la famiglia a Reggio, in un villino di via Santa Lucia. Dopo l'alba del terremoto, quel luogo diverrà la tomba della madre e di tre figli. A qualche mese dalla catastrofe, il poeta riprende in mano la penna che aveva riposto nel cassetto da molti anni e scrive un breve e straziante resoconto della propria tragedia familiare, che intitola Lacrymae owero Ricordi d'un dissepolto. Pagine in cui si riflette la sciagura di un popolo intero e di una terra tanto bella quanto amara. Il libretto giunse tra le mani dei maggiori uomini di cultura dell'epoca. Tutti ne furono sconvolti, tutti vollero farsi partecipi con una parola, un pensiero, una poesia, una dedica. "Chi sa fare qualche cosa del suo dolore, quello solo merita di esser consolato", scrisse al Calàuti Matilde Serao. La raccolta che accompagna i Ricordi da l'idea di quale impatto emotivo provocò cent'anni fa in Italia e nel mondo quel terribile terremoto.