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Un'idea su Torquato Tasso. Tra Poesia e Pittura

Corponove Editrice s.r.l.

Bergamo, 2003; cartonato, pp. 176, 200 ill. col., cm 35x24.
(Artisti Bergamaschi. 22).

collana: Artisti Bergamaschi.

ISBN: 88-87831-34-3 - EAN13: 9788887831344

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Lombardia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.93 kg


Un'idea sulla vita e il tempo di Torquato Tasso, sulla sua poesia e la pittura, quella affascinante di Mantegna, Bellini, Tiziano, Giorgione. Raffaello e Leonardo risplendente nelle magnifiche Corti rinascimentali dove il Tasso ha vissuto, ha trionfato, ha sofferto, e l'avvincente repertorio di immagini scaturite dall'incontro con il Tasso di pittori d'ogni generazione, per finire con Caravaggio, fratello del Tasso non tanto o non solo per la vita tormentata, ma per la modernità dell'arte. Entrambi a Roma sul finire del Cinquecento, dall'uno all'altro idelmente passa il testimone d'una geniale e universale bellezza che trae origine dalle radici bergamasche.

Nel narrare la vita e il tempo si è privilegiato il percorso tracciato dalle bellissime Lettere del Tasso nelle quali non meno che negli altri scritti, mostrò l'ingegno potente, e meglio che negli altri rivelò l'anima mesta, il suo modo di affrontare il mondo senza certezze, i suoi dubbi, le sue domande già amletiche e modernissime sulla natura dell'uomo e sul senso della vita. Egli, che sempre si dice bergamasco, che scrive come filosofo e crede come cristiano, racconta le inquietudini della mente, i dubbi dell'anima in tempi d'Inquisizione, i tormenti e le felicità dell'arte, la titanica lotta contro le avversità, lo splendore delle corti degli Este, dei Gonzaga, dei Medici, dei Papi e dei Cardinali, la reclusione in carcere "fra strepiti e sordidezze che avrebbero potuto far diventar forsennati gli uomini più savi", fino all'ultima lettera dal convento di Sant'Onofrio, in vetta al Gianicolo, dove morì a cinquantun anni, il 25 aprile 1595.

Di continuo s'apre l'orizzonte sulla poesia attraverso una amorevole scelta di pagine delle Rime, dell'Aminta del Mondo creato e soprattutto della Gerusalemme liberata, con i mitici personaggi ed episodi che ispirarono, fra gli altri, Guercino, Carracci, Tiepolo, Poussin, Vouet, Hayez, Delacroix, Castello e Piazzetta, tutte opere ben documentate insieme a quelle di pittori come Tiziano, Bastianino, Barocci, Tintoretto, per sottolineare le affinità fra la poesia del Tasso e la pittura di questi suoi contemporanei.

L'orizzonte sui Ritratti del Tasso, altro affascinante capitolo, privilegia quelli che ne raffigurano il bellissimo giovane qual egli era, prima dei sette anni nel carcere di Ferrara in cui fu rinchiuso dal suo "mecenate" il Duca Alfonso d'Este. Magnifico ventiduenne è il Tasso dipinto da Jacopo Bassano, così come nel ritratto di Scipione Pulzone, di pochi anni dopo, è l'uomo con il libro in mano. Inedito e d'una bellezza moroniana è il ritratto in copertina.

Solo un'idea di Torquato Tasso, nella poesia accostato a Omero e Virgilio, nei Dialoghi a Platone.

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