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Omaggio A Marilyn Monroe

Silvia Editrice

Testo Italiano e Inglese.
Cologno Monzese, 2003; cartonato, pp. 96, 4 ill. col., cm 23x28.

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie

Periodo: 1960- Contemporaneo

Testo in: testi in  inglese, italiano  testi in  inglese, italiano  

Peso: 0.54 kg


«Il nome è un destino», diceva Savinio. Rotella tiene fede al suo, mediante la sperimentazione di tecniche creative che attivano sempre immagini che hanno la forza dell'imminenza di un accadimento visivo flagrante e sincronico alla percezione dell'opera da parte dello spettatore. Sicuramente il percorso di questo artista ha avuto e continua ad avere un andamento circolare, a ruota di pavone, mai ripetitivo eppure capace di tornare sui procedimenti iniziali. Questi si fondano sempre sullo scenario urbano visto come un deposito stratificato di immagini in difficoltà tra loro.
La difficoltà è la vorace e vitale condizione dell'immagine restituita meccanicamente dai mezzi di riproduzione che operano su un elevato livello di quantità veloce. Per cui non esiste un tempo lungo e statico di contemplazione ma uno in scorrimento, fatto di percezione in movimento, quasi subliminale. Succede allora che lo spettatore non possiede una distanza frontale e prestabilita dalle immagini, ma è immerso, secondo la profezia futurista, dentro il loro flusso.
Rotella ha cominciato a sfondare il muro morbido mediante la tecnica del décollage, lo strappo capace di far balenare le varie stratificazioni che si addensano sulle architetture pubbliche della città moderna, creando varchi e squarci da cui percepire lampi e lacerti di immagini, tracce e sintomi visivi di pubblicità cinematografiche e di altri prodotti industriali.
Il corto circuito della visione è fomentato dalla diversità delle fonti che si contaminano felicemente tra loro e restituiscono il senso del caso e del caos che stabilmente abitano il paesaggio moderno.
Con la mec-art Rotella ha realizzato opere che hanno accettato il livello di riproduzione meccanica non come sfida patetica del ritmo artigianale con quello standardizzato dell'industria, ma come suggerimento fertile capace di giocare con tecniche compositive non schematiche ma complesse. La complessità è il risultato d'approdo di un sistema creativo che riesce a produrre segnali significanti e non di riduttivo significato, messaggi di ambiguità e non di semplificazione.
Usare queste tecniche vuol dire aderire ad una temperatura raffreddata di precisione che supera la retorica emotiva circolante intorno alla nozione tradizionale di arte. Rotella adopera, secondo il movimento andante dell'eterno ritorno, la definizione classica, di origine greca, dell'arte che trova il proprio etimo nella tekné, nel fare secondo particolari tecniche. Ora con le sovrapitture Rotella ritorna all'universo caotico e vitale del manifesto pubblicitario e ritrova nel tabulato delle affissioni la cornice e la superficie su cui intervenire pittoricamente.
Già il décollage era un procedimento manuale che adoperava la nuova gestualità come pennello, ricordo forse di un gesto compiuto spesso nella storia dell'arte da parte dell'artista che interviene a volte anche con il pollice a sistemare la materia della pittura, sigla ad impronta sulla delicata superficie visiva amorosamente ed in ogni caso lavorata a mano. Rotella dunque ritorna sui propri passi e parte dalla frontale stratificazione del manifesto per incidervi la traccia di una tradizione colta, manuale ed astratta, in modo da creare un intreccio tra fonte figurativa e segno astratto, tra memoria oggettiva della città e quella soggettiva dell'uomo che la abita. Il risultato è una mappa che manifesta una geografia di aperti percorsi, senza centro e periferia, con un movimento per lo sguardo senza punti di sosta, ma portato e stimolato piuttosto verso slittamenti progressivi e riconvertibili. Se la bellezza è una moneta della natura che bisogna far circolare, come diceva Rilke, e se l'arte è produzione di bellezza, allora Rotella rafforza tale possibilità mediante la produzione di immagini che adottano il supporto del manifesto, emblema mercificato per eccellenza, per fondare un corto circuito con il proprio sistema di segni, attraverso il quale evidenziare, addensare, condensare e cancellare.
Tale procedimento assolutamente dialettico è il frutto di una coscienza storica quasi heideggeriana che accetta il dettato del grande filosofo tedesco «il terribile è già accaduto». Questo significa che l'artista parte storicamente da tale terribilità, dallo svuotamento di senso prodotto dalla tecnica, per rifondarlo mediante la speranza dell'arte.

Achille Bonito Oliva

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