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Sturtevant

Electa Mondadori

A cura di Moisdon S.
Napoli, MADRE-Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina, 1 Maggio - 21 Settembre 2015.
Milano, 2015; br., ill. col., cm 15,5x23.

ISBN: 88-918062-1-8 - EAN13: 9788891806215

Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Collezioni,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1960- Contemporaneo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.173 kg


Sturtevant Sturtevant è la prima mostra personale in un'istituzione pubblica italiana dedicata a Sturtevant (1924-2014), una delle più influenti artiste del XX secolo. Fin dal suo titolo, in cui il nome dell'artista e? ripetuto due volte, la mostra si articola intorno al concetto e allapratica della ripetizione, intesa come dispositivo collettivo, in cui l'unicita? del soggetto si confronta con altre possibili personalita?. In questo senso Sturtevant e? forse la prima vera artista del XXI secolo, che nella ripetizione di opere di altri artisti ha pionieristicamente esplorato - negli ultimi cinquant'anni, che hanno visto anche l'affermazione delle estetiche post-moderne e il definirsi della rivoluzione digitale - una possibile modalita? di superare elementi quali la giurisdizione del diritto d'autore, o copyright, l'idea di proprieta? intellettuale e la supposta unicita? del soggetto creatore (ironicamente la mostra si apre con una carta da parati dove campeggia la scritta Wanted - "Ricercata").

A partire dal 1964 Sturtevant inizio? a "ripetere" le opere degli artisti a lei contemporanei, riferendosi ad alcune delle personalita? piu? iconiche a lei contemporanee (da Marcel Duchamp a Joseph Beuys, da Andy Warhol, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Frank Stella fino a Paul McCarthy, Mike Kelley, Robert Gober, Anselm Kiefer, Fe?lix Gonza?lez-Torres, per citare solo alcuni esempi), analizzando con straordinario anticipo concetti quali "autorialita?" e "originalita?" in relazione ai meccanismi di produzione, circolazione, ricezione e canonizzazione dell'immagine e dell'immaginario artistici contemporanei.

Le opere di Sturtevant - fin dall'origine percepite dal mondo dell'arte come inqualificabili, come accade con tutte le forme di anticipazione - non sono quindi mai copie, ma altrettanti originali, in quanto pensiero in azione che mette a fuoco un'esperienza dell'arte di cui, destabilizzandone l'ordine della rappresentazione, arriva a analizzare l'essenza. Come scrisse l'artista stessa: "la decisione di utilizzare altre opere, quali catalizzatori per portare in superficie tutto cio? che a loro soggiace, e? stata sorprendente e terrorizzante. Sorprendente nella sua validita? e veracita?, terrorizzante nelle possibili conseguenze. Era mia intenzione sviluppare domande che, nella loro attualita? estetica, sondassero il concetto stesso e i limiti dell'originalita?". Ecco che si rivela il senso del provocatorio titolo - The Brutal Truth ("La verita? brutale") - della mostra personale dell'artista all'MMK di Francoforte nel 2004, una delle piu? importanti e seminali dell'ultimo decennio: una mostra costituita da opere di artisti che Sturtevant aveva ripetuto ma che non erano copie quanto, invece, interrogazioni brutalmente vere sul tempo e sulla memoria, in cui il passato, senza perdere il suo aspetto di dato storico, ritrova la sua stessa validita? di concezione nella riproposta presente, in cui la ripetizione non va intesa come morte dell'opera originale, ma sua nuova riscrittura al di la? delle convenzioni, dei generi e degli stili, e in cui l'arte riscopre il suo statuto di "far vedere cosa ci fa vedere" e "pensare cosa ci fa pensare". Rimanendo per decenni isolata, questa ricerca, che dagli anni Novanta si e? espressa soprattutto attraverso il video (con riferimenti che vanno dal cinema hollywoodiano all'immaginario televisivo e pubblicitario e alla comunicazione digitale), si configura oggi non solo come paradossalmente originale, ma anche soprattutto come assolutamente anticipatrice rispetto agli scenari contemporanei, nel suo costante interesse a cogliere che cosa definisce un'opera d'arte in quanto tale, lasciando spazio alla vertigine di un'invenzione contemporanea ancora possibile e, in ultima analisi, quindi, per citare l'artista, al "potere silenzioso dell'arte".

Nella ripetizione a memoria e manuale, per esempio, del Nue descendant un escalier o della Fresh Widow di Duchamp, della Rivoluzione siamo noi o delle azioni performative di Beuys, dei Flowers, delle Marilyn o dei Silver Pillows di Warhol, degli Store Objects di Oldenburg, delle bandiere, dei numeri e delle lettere di Johns, dei dipinti ispirati alla grafica dei fumetti di Lichtenstein, dell'astrazione minimalista e post-painterly di Stella e dei Partially Buried Sinks di Gober (una vera e propria campionatura dell'Arte Concettuale e della Pop Art, nelle loro varie declinazioni autoriali, che tra l'altro, a partire dalla meta? degli anni Sessanta, sono state presentate in importanti mostre e cicli di opere anche a Napoli, come nel caso di Beuys o Warhol), Sturtevant pone al centro della sua ricerca la questione stessa dell'autonomia dell'arte, della differenza, di un rapporto critico all'arte e al suo contesto mediatico e significante. Va in questo senso sottolineato che Sturtevant si riferisce quasi esclusivamente ad artisti a lei contemporanei, con degli effetti di simultaneita? fra l'opera e la sua ripetizione spesso disturbanti. Una ricerca estetica ed intellettuale che ha cortocircuitato le logiche stesse della Pop Art e oltrepassato i criteri dell'Appropriazionismo, emerso successivamente negli anni Ottanta e che non solo l'artista ha anticipato, ma da cui si discosta per il profondo radicamento della sua ricerca nel pensiero dei filosofi della differenza del XX secolo (da Michel Foucault a Gilles Deleuze), fino a prefigurare, nella sua analisi del potere dell'arte e delle immagini, l'impatto della cibernetica, i principi di clonazione e gli scenari della sensibilita? digitale, aprendo le porte sul regno del simulacro e della sua diffusione simultanea contemporanea.

Cio? che pero? soprattutto interessa a Sturtevant e? il ribaltamento dei valori e delle gerarchie della realta? e delle sue rappresentazioni artistiche, in cui per esempio il divenire-macchina di Warhol, i suoi codici seriali e superficiali, sono divenuti "il nostro cybermondo di eccessi, impedimenti, trasgressione e dilapidazione" che assorbe la realta? senza sopprimerla. In questo senso l'asse centrale della produzione di Sturtevant e? rinvenibile appunto in due figure fondamentali del XX secolo: da un lato Andy Warhol, di cui Sturtevant e? forse la sola artista ad aver integrato e portato alle estreme conclusioni la logica, e dall'altro Marcel Duchamp. E? infatti una logica duchampiana, nella sua condanna del gusto come interdizione della parola e immobilizzazione del pensiero, a guidare Sturtevant nella sua selezione critica degli artisti e delle opere, indifferente a criteri biografici, raggruppamenti o coerenza estetica, e interessata invece a scandagliare la struttura profonda dell'opera d'arte, il suo "potere reale", l'intensita? e l'energia dell'invenzione di ogni forma e immagine. Da qui emerge un'idea di contemporaneita? come qualcosa che prescinde da criteri cronologici o contestuali, che oltrepassa il suo tempo contingente: la rivoluzione duchampiana, che nuovamente Sturtevant e? una delle poche artiste ad aver pienamente colto, non risiede nella sua articolazione concettuale o negli oggetti prodotti, ma nei suoi rivoluzionari scarti di senso, o nella sua resistenza al senso comune, e quindi nel suo disinteresse verso la ricerca della creativita?, della novita? e del riconoscimento da parte del mondo dell'arte, in favore dell'indifferenza verso di essi e del sabotaggio della nozione stessa di opera, unica ed autentica.

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