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André Derain

Ferrara Arte

Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 24 settembre 2006 - 7 gennaio 2007.
Traduzione di Archer M.
Ferrara, 2006; br., pp. 360, 104 ill. b/n, 88 tavv. col., cm 23x31.

ISBN: 88-89793-05-8 - EAN13: 9788889793053

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Nessun Luogo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 2.06 kg


Quest'autunno, a Palazzo dei Diamanti, una retrospettiva dedicata ad André Derain (1880-1954) è l'occasione per riscoprire una figura chiave nella storia dell'arte moderna. Pioniere delle più audaci avanguardie artistiche del primo Novecento, dal fauvisme al cubismo, precursore del classicismo degli anni Venti e Trenta, Derain è stato celebrato nei primi decenni del secolo scorso come uno dei massimi artisti viventi, al pari di Matisse e Picasso. La sua fortuna è tramontata, tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, soprattutto a causa dell'atteggiamento controverso assunto durante l'occupazione e della partecipazione a un viaggio di propaganda in Germania nel 1941, ed il silenzio critico è calato sulla sua opera. Solo di recente alcune pubblicazioni scientifiche e una serie di importanti rassegne internazionali hanno riacceso l'interesse su Derain, restituendogli la statura di grande maestro del Novecento.
In Italia, dove soggiorn" nel 1921, Carlo Carrà riconobbe in lui un profondo conoscitore della cultura figurativa italiana. Fin dagli esordi Derain aveva infatti affiancato la più ardita sperimentazione formale allo studio appassionato dei maestri antichi, tracciando una strada che ebbe grande seguito in tutta Europa e anche in Italia. Ciononostante, pochissime mostre gli hanno reso omaggio nel nostro paese.
Questa rassegna, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen e curata da Isabelle Monod-Fontaine, è la prima retrospettiva dedicata in Italia a Derain da trent'anni a questa parte. Il generoso concorso di alcuni tra i maggiori musei del mondo ha permesso di ricostruire le diverse fasi del suo percorso creativo, dal 1899 alla data della sua morte.
La selezione di opere giovanili con cui si apre la mostra racconta quel brevissimo volgere di anni in cui il pittore, bruciando le tappe, assimil" le conquiste degli impressionisti, di Van Gogh e di Gauguin, per approdare a quella rivoluzione nell'arte moderna che fu il fauvisme. Prima avanguardia storica, all'alba del Novecento, il fauvisme ha sovvertito i canoni della rappresentazione classica e naturalistica per tradurre sulla tela, in un'esplosione di colori puri, l'universo delle emozioni che agitano l'animo dell'artista di fronte alla realtà. Una sequenza di capolavori accompagna il visitatore alla riscoperta di questa straordinaria stagione: I dintorni di Collioure (1905), che documenta l'incontro con l'abbagliante luce mediterranea e il sodalizio artistico con Matisse; Il ponte di Waterloo (1906), eseguito a Londra, sulle orme di Monet, per il celebre mercante d'arte Ambroise Vollard; o ancora un manifesto della vita bohémienne di Montmartre come Donna in camicia (1906), dipinto con colori dissonanti ed una grafia nervosa e caricaturale, che mettono a nudo l'indole felina e provocatoria della modella.
Il fascino occulto dell'arte primitiva, insieme alla grande lezione di Cézanne sono la chiave della successiva svolta di Derain. Essa trova espressione innanzitutto nella xilografia e nella scultura in pietra, di cui uno dei rari, bellissimi esempi è Nudo in piedi del 1907, un'"Eva tahitiana" o indiana dai volumi appena sbozzati. Nelle nature morte e nei paesaggi del sud della Francia e della Spagna (1907-11), protagonisti della sezione successiva, il pittore sperimenta una semplificazione geometrica delle forme che affianca le prime ricerche cubiste degli amici Picasso e Braque.
La parte centrale della rassegna è dedicato ai ritratti e alle nature morte del cosiddetto "periodo gotico" (1912-14), maestose e ascetiche icone d'ispirazione medievale, che esercitarono una misteriosa seduzione su generazioni di artisti e poeti. Un nucleo eccezionale di prestiti provenienti da San Pietroburgo, Copenaghen, Parigi, Washington e New York ha permesso di riunire alcuni tra i massimi esiti di questa grande stagione del pittore, fra i quali il Ritratto di Lucie Kahnweiler (1913), due celebri versioni del Ritratto di ragazza (1913-14), o ancora la Natura morta con tavolozza (1914).
Dopo la drammatica parentesi della prima guerra mondiale, Derain non cess" più di interrogare i maestri del passato e di inseguire i loro segreti perduti, renterpretando in chiave moderna la pittura Tiziano, di David o di Renoir. Lo documenta in mostra una galleria di ritratti e di nudi degli anni Venti e Trenta, splendidamente eseguiti, spogli da ogni elemento accessorio e torniti da una calda luce dorata, come il renoiriano Nudo del 1925. Un posto di rilievo è poi riservato alla serie dei ritratti della nipote Geneviève (1931-38), ancora adolescente oppure già ragazza, che ebbero un'influenza determinante sulla pittura di Balthus.
Derain è anche il maestro delle nature morte (1925-1945): sia che si ispiri ai grandi olandesi, sia che reinterpreti l'arte romana, egli sembra evocare «l'apparenza meravigliosa, attraente e sconosciuta di ogni cosa», per usare le parole di Giacometti che fu suo grande ammiratore.
La mostra si chiude con le grandi composizioni decorative eseguite a partire dal 1935, scenografiche "messinscene" teatrali che testimoniano una rara qualità di luce e di materia.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci