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Indagine sul declino dell'università italiana

Gangemi Editore

Roma, 2008; br., pp. 328, cm 17,5x24,5.
(Opere Varie).

collana: Opere Varie

ISBN: 88-492-1448-0 - EAN13: 9788849214482

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.652 kg


Il volume indaga sulle cause che impediscono all'università italiana di svolgere un ruolo trainante nella formazione superiore e nei processi di sviluppo. All'origine dell'impasse sono fattori prevalentemente di carattere esogeno che si innestano su una condizione strutturale che vede nell'università italiana anteposti gli interessi delle corporazioni accademiche a quelli della popolazione studentesca. Sulla produttività del sistema pesa l'inadeguatezza dei modelli e dell'azione del Governo. La scarsa consapevolezza che il policy maker ha dell'importanza dell'istruzione superiore per la crescita sociale ed economica ha spinto verso una legislazione di stampo dirigistico, poco meditata nelle sue implicazioni di lungo periodo e non sostenuta dal consenso dei suoi destinatari. Le reiterate riforme dei cicli di studio e degli ordinamenti didattici hanno provocato disorientamento negli studenti, complicazioni procedurali e organizzative, depauperamento dei contenuti formativi delle lauree. Il frequentemutare degli assettiministeriali si è negativamente riflesso sulla politica di programmazione dello sviluppo del sistema costituendo un fattore di instabilità che ha assecondato e non contrastato disfunzionalità e burocratizzazione degli atenei. La proliferazione normativa ha creato un clima di "riforma permanente" che precarizza il funzionamento degli atenei inducendoli a comportamenti elusivi e opportunistici, tesi più alla sopravvivenza che all'efficienza. L'eccesso di regolamentazione, accompagnato a una burocrazia invadente, frena le iniziative innovative alimentando il progressivo declino dell'istituzione universitaria. Il peggioramento degli indicatori di performance rispetto agli altri paesi dell'OCSE, gli effetti deprimenti sul valore professionale delle lauree e sull'apprezzamento del mercato del lavoro, l'emergere di canali formativi alternativi a quelli certificati, ne sono i segnali più significativi. La riassunzione da parte del Parlamento di responsabilità dirette nella scelta delle linee strategiche dell'istruzione superiore e nella vigilanza sulla loro attuazione è la premessa per superare le condizioni di deficit di ricerca e di formazione e le defaillances organizzative che affliggono l'università italiana.

Alessandro Monti (Roma 1941) è ordinario di Politica economica e docente di Scienza dell'amministrazione presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli studi di Camerino.Dal 1986 al 1997 ha fatto parte del Consiglio UniversitarioNazionale.Tra le sue pubblicazioni: Vitalità e vulnerabilità dell'industria italiana, ISPE, Roma (1981), Economia e politica dell'aiuto pubblico allo sviluppo, Bulzoni, Roma (1984), La politica di privatizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato, Jovene, Napoli (1993); La politica per lo sviluppo delle reti di trasporto rapido nelle città, Giuffré, Milano (1997), Rapporto sull'istruzione universitaria in Italia, Franco Angeli, Milano (2002) .

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