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«Becuccio bicchieraio da Gambassi». Competenze professionali e mobilità sociale nella Firenze rinascimentale

Pacini Editore

Ospedaletto, 2020; br., pp. 248, ill., cm 17,5x24,5.
(Biblioteca della miscellanea società storica della valdelsa. 33).

collana: Biblioteca della miscellanea società storica della valdelsa

ISBN: 88-6995-731-4 - EAN13: 9788869957314

Soggetto: Saggi e Studi sull'antichità,Saggi Storici

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico,1000-1400 (XII-XIV) Medioevo,1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Firenze,Italia,Toscana

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.48 kg


«La ricerca che qui presentiamo nasce dall'esigenza - e dalla curiosità - di accertare chi realmente fosse quel "Becuccio bicchieraio da Gambassi" che, per ben due volte, Vasari nomina nelle sue Vite. Non ci sembrava, infatti, sufficientemente corroborata da un valido supporto documentario, né tantomeno da una visione diretta delle fonti, l'ipotesi identificativa con "Domenico di Iacopo di Mattio o Maffio da Gambassi" che, circa 35 anni fa, Alessandro Conti aveva proposto nell'ormai famoso saggio Andrea del Sarto e Becuccio bicchieraio. Questo lavoro, che ha l'indubbio merito di aver accertato che il soggetto di due ritratti eseguiti da Andrea (tavv. 1 e 4) era l'amico Becuccio bicchieraio, presenta un'evidente debolezza proprio nell'individuazione del personaggio. Non era, cioè, del tutto convincente il procedimento mediante il quale Conti era giunto a questa identificazione. Lo storico dell'arte, a proposito della cosiddetta Pala di Gambassi (tav. 2), cercando di determinare, sulla base dell'affermazione del Vasari, l'istituzione religiosa per la quale Becuccio aveva commissionato l'opera, trova conforto nel volume che, a inizio '900, don Socrate Isolani scrisse su Gambassi. L'accostamento di due personaggi ivi citati, che lo stesso Isolani non sembra percepire, è ispirato al Conti da tre notazioni presenti nella scheda che l'ecclesiastico dedica al monastero dei Santi Lorenzo e Onofrio delle Romite di Gambassi. Questi, riportando brani da lui tradotti dal latino della "Visita pastorale compiutavi da mons. Castelli [...] nel settembre del 1576", nel punto in cui descrive la vita delle monache, scrive: "Cosicché rimangono in Chiesa per quattro ore, dopo le quali viene il Sacerdote e vi celebra la Messa ogni giorno, per il quale servizio gli danno tredici scudi lasciati per questo da certo Domenico di Gambassi che fece anche a sue spese l'altare in calcetra magnifica". Nella seconda, a proposito della chiesa del monastero, scrive: "Sull'altare in faccia, vi stava la bella tavola che Andrea del Sarto dipinse per Becuccio Bicchieraio da Gambassi suo amico e che ora ammirasi ai Pitti. Infatti nella Visita di mons. Castelli si dice: 'L'altare che era di pietra aveva una magnifica tavola grande e bellissima per ottime pitture con grande cornice dorata'"...». (Gli Autori)

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