La parola e l'enigma. Un'interpretazione dell'etica di Aristotele
Edizioni Carocci
Roma, 2002; br., pp. 242, cm 15,5x22.
(Biblioteca di Testi e Studi. 181).
collana: Biblioteca di Testi e Studi
ISBN: 88-430-2180-X
- EAN13: 9788843021802
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico
Testo in:
Peso: 0.294 kg
«Ogni arte e ogni indagine, al pari dell'azione e della scelta, si è dell'avviso che mirino a un qualche bene. Per questo, appropriatamente, il bene è stato detto 'ciò cui tutto mira'.» È a partire da queste parole che il lettore dell'Etica Nicomachea si accosta a quella che Aristotele chiamerà alla fine dell'opera la 'filosofia delle cose umane'. I termini, però, si lasciano anche variare, a significare che in questo luogo è la filosofia ad accostare il lettore per metterlo in questione in quanto uomo. Ovvero che, da qui in poi, il lettore è invitato a farsi filosofo per comprendersi come uomo. Ma come già quell'esordio implicitamente suggerisce, comprendersi come uomo è aprirsi all'esperienza enigmatica del bene e della felicità per sostenerla in forma di parola. Individuando in questo il motivo generatore del discorso aristotelico, Mauro Nobile avvia un'analisi della posizione dello Stagirita scoprendovi la sollecitazione a pensare le linee di un'etica del finito chiamata ad accettare le ineludibili condizioni di finitezza dell'etica stessa.