Federico II di Hohenstaufen. Sturmer und dranger
Ornella Mariani
Controcorrente
Napoli, 2001; br., pp. 376, cm 15x21.
Soggetto: Saggi Storici
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Testo in:
Peso: 0.95 kg
L'imperatore tedesco, nato in Italia, si colloca al crocevia tra Occidente ed Oriente: nella sintesi delle due visioni e nella concezione del potere e dell'idea imperiale. La vita, il fascino, la fama, le leggende hanno contribuito a formare un mito che non appartiene solo al contesto politico, religioso e culturale della sua epoca.
Il mito di Federico II sfida il tempo e si propone grandioso e straordinario, proprio come Nietzsche lo percepì: "al di là del bene e del male".
Federico morì sub flore, come gli era stato predetto: non a Fiorenza come egli aveva pensato interpretando la predizione, ma nel castello svevo di Fiorentino, la notte del 13 dicembre 1250.
Morì a cinquantasei anni come Dante, come Nietzsche e come altri grandi Europei.
Morì la notte di Santa Lucia: quella stessa Santa cui Dante assegnerà, nella Commedia, una funzione salvifica. Tra l'altro, sarà proprio Lucia ad apparirgli in sogno nelle sembianze di un'aquila (aquila d'altronde è quasi un'anagramma di Lucia) e a trasportarlo vicino all'ingresso del Purgatorio... Come il Veltro d'Antelami e di Dante, come Carlo Magno, come Federico Barbarossa, come Artù, come Alessandro il Bicorne, come tutti quei personaggi ai quali le diverse escatologie riservano un ruolo decisivo verso la fine dei tempi, così anche Federico II ha legato il proprio nome alla Reparatio Temporum ed alla Renovatio Imperii.
La sua storia avvince ancora in qualunque modo sia scritta.
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