Idea del Teatro
Traduzione di Fantini A.
Milano, 2006; br., pp. 116, cm 12,5x21.
(Le Api. 66).
collana: Le Api
ISBN: 88-7698-041-5
- EAN13: 9788876980411
Soggetto: Saggi (Arte o Architettura),Teatro
Periodo: Nessun Periodo
Luoghi: Nessun Luogo
Extra: Scenografia & Teatro
Testo in:
Peso: 0.2 kg
«Urge che il teatro ritorni a essere qualcosa di vivo, di forte, che turbi i cuori inerti: una doccia al servizio dell'igiene morale», scriveva José Ortega y Gasset nel 1930. Un teatro che non esitava a definire "ultramondo", "ultravita", dov'è possibile «convertire se stessi in irrealtà»; l'altro mondo per eccellenza. Ma oggi, almeno in Occidente, osservava l'autore, «non c'è quasi niente che non sia in rovina...»: il teatro in forma, quello di Eschilo, Sofocle, Aristofane, oppure quello di Shakespeare e Ben Johnson, Lope de Vega e Calderón, o ancora quello di Corneille e Racine, di Goethe e Schiller, o della Commedia dell'Arte napoletana, non esiste più. Se «la città moderna non produce, consuma», anche il teatro si è infine consumato. L'uomo-massa di Ortega è divenuto uomo mass-media, dove «il mondo virtuale-irreale e fantastico del teatro, alternativa al mondo della realtà vista come un contorno imposto, come rigida circostanza», è soppiantato da un ultramondo prefabbricato, globalizzato e mediatico. Alla tv-spazzatura, osserva Francesca Falchi nella Prefazione, corrisponde oggi il teatro-spazzatura, che assolda critici per sostenere un nulla che si crea e che non si può distruggere, non perché il flusso sia continuo, ma perché il nulla inteso come assenza radicale di idee è indistruttibile.