Orazio Riminaldi. 1593-1630
Edizioni dei Soncino
Soncino, 2013; ril., pp. 304, ill. b/n e col., tavv., cm 34x24.
ISBN: 88-97684-14-9
- EAN13: 9788897684145
Soggetto: Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Extra: Barocco & Rococò
Testo in:
Peso: 2.17 kg
Antipodi del Sansone di Grenoble, quindi precedente, è il Martirio di santa Cecilia, certo l'opera più interamente ed intensamente caravaggesca di Riminaldi, un apax all'interno del corpus del pisano. E, d'altro canto, le vicende legate al dipinto narrate nel manoscritto crescenziano - rievocate nel capitolo dedicato alla fortuna critica - fanno capire come esso riscuotesse sin dal suo apparire incondizionato apprezzamento. L'illustre precedente sempre chiamato in causa dalla critica, ovvero l'angelo precipite del Caravaggio nelle Sette opere di misericordia, dà ragione solo in parte dell'attenzione di Riminaldi per la fase più naturalistica del pittore lombardo, che è totale nello spettacolare brano di natura morta in primo piano costituito dallo spartito con violino e archetto resi oggettivamente. Anche in questo caso i rimandi vanno verso il famosissimo Concerto del Monte, ove sulla ribalta è esposta analoga composizione, o a Il suonatore con liuto eseguito sempre per il cardinale del Monte. È vero che si tratta di centoni presenti in molte opere di area naturalistica, dai Musici già collezione Piedimonte alle varie versioni della Santa Cecilia con angeli di Antiveduto Gramatica, diffusi anche dal proliferare delle copie caravaggesche sin da subito. Ma il brano di Riminaldi possiede quella lucida rappresentazione del reale, quell'"investigare da sé la natura delle cose col guardare alle cose stesse" (Tommaso Campanella) che lo diresti eseguito nella prima decade del Seicento in contiguità col Caravaggio stesso: una capacità di rappresentazione del visibile mai raggiunta - o forse mai perseguita - ad esempio dal maestro di Riminaldi, Orazio Gentileschi.